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Venezuela, precipita in mare l’aereo dei turisti italiani: otto dispersi

Secondo le autorità locali le vittime sarebbero in tutto 14. Le ultime parole del pilota: "Ho i due motori in avaria". Gli esperti aeronautici: "Quel bimotore era una carretta del cielo". Il sogno di una famiglia finito in fondo al mare

Venezuela, precipita in mare l’aereo 
dei turisti italiani: otto dispersi

La maledizione delle isole Los Roques. Proprio qui, il 26 settembre 2006, un’italiana in viaggio di nozze fu uccisa da un gruppo di banditi. Proprio qui, ieri, il mare ha inghiottito otto nostri connazionali: un’intera famiglia di quattro persone originaria di Ponzano Veneto, in provincia di Treviso (Paolo Durante, la moglie Bruna Guerrieri e le figlie Sofia e Emmadi 6 e 8 anni), Stefano Frangione e Fabiola Napoli di Roma, Rita Calanni Rindina e Annalisa Montanari, 46 e 42 anni, di Bologna. Erano tutti sull’aereo insieme ad altri quattro passeggeri e due membri dell’equipaggio; il velivolo è precipitato venti minuti dopo il decollo dalla capitale venezuelana, Caracas. Il bimotore della compagnia Transaven (bollato dagli esperti come una «carretta del cielo») si era appena alzato in volo quando il comandante ha comunicato di «avere entrambi imotori in avaria». In quelle condizioni non è rimasta che una possibilità: l’ammaraggio.

Che però è avvenuto in alto mare, praticamente azzerando la possibilità di trovare qualcuno in vita. A poche ore dalla tragedia è arrivata la conferma da parte della Farnesina: «Vi sono anche otto turisti italiani tra le vittime dell’aereo precipitato in Venezuela». Secondo il principale giornale venezuelano, El Universal, l’ultima posizione nota dell’aereo era a 64 miglia nautiche a nord dell’aeroporto internazionale Simon Bolivar Maquieta di Caracas. Il velivolo prima che scomparisse dai radar alle 9,40 locali (le 15,10 in Italia) si trovava a un’altitudine di 3.000 piedi (circa 1.000 metri) e il pilota stava cercando di ammarare nelle vicinanze della barriera corallina di Gran Roque.

Intanto da ieri è in corso un’imponente operazione di soccorso nel Mar dei Caraibi per cercare di localizzare il relitto del velivolo. «Una ricerca alla quale stanno partecipando anche decine di volontari usando le proprie imbarcazioni», spiega al Giornale, Angelo Belvedere, titolare di un resort a Los Roques. Il generale di brigata dell’esercito e direttore della Protezione civile, Antonio Rivero, ha precisato che «unità della marina e velivoli dell’aeronautica stanno convergendo nella zona a sud della barriera corallina di Los Roques per localizzare il velivolo Let-410 che potrebbe avere realizzato un ammaraggio». Rivero ha detto di sperare che «il bimotore sia riuscito ad ammarare e quindi, con l’aiuto di Dio, questo ci permetterebbe di salvare tutti i passeggeri a bordo». Frasi di circostanza che, probabilmente, celano una realtà ben più drammatica.

«È buono il tempo a Los Roques e le condizioni di visibilità sono ottime ma l’aereo disperso sembra svanito sott’acqua e finora le ricerche non hanno dato alcun esito», racconta Giorgio Serloni, marchigiano, che da 10 anni vive a Los Roques dove è proprietario della posada Acquamarina: «Ci sono circa 4 linee aeree che volano su Los Roques. I voli dipendono dalla quantità dei passeggeri: normalmente si fanno minimo due voli al giorno, uno la mattina e uno al pomeriggio». Secondo Serloni, «Los Roques è il posto di mare più ambito di tutti i Caraibi perché è l’unico arcipelago non vulcanico, ci sono spiagge coralline bellissime, tipo la Polinesia». Da alcuni anni l’arcipelago di Los Roques è diventato una meta gettonatissima da turisti ed albergatori italiani; il parco nazionale di Los Roques può ospitare solo un numero limitato di visitatori e non dispone di strutture concepite per vacanze di massa. Un paradiso per raggiungere il quale non si bada a spese e, a volte, non si calcolano i rischi.

Il 16 agosto 2005, 152 passeggeri precipitarono mentre si trovavano a bordo di un aereo di linea diretti nella Martinica, l’isola dei Caraibi orientali delle Piccole Antille che si estende dalle Isole Vergini al Venezuela. Doveva essere una villeggiatura da sogno.

È stato invece l’ultimo viaggio.

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