Venturini, il monsignore che ha riscritto il Vangelo

Sembra di non aver mai letto il Vangelo prima, di capirlo per la prima volta scorrendo il terzo libro di Storia Biblica -Gesù: il Messia, Uomo-Dio di monsignor Giulio Venturini (i primi due sono sull'Antico Testamento). Una lettura attraente per chiarezza, freschezza, serenità del narrare.
Il racconto inizia ricordando come la Palestina fosse una colonia dell'Impero Romano in cui nel 747-48 dalla fondazione di Roma signoreggia Erode I il Grande. In quegli anni studi accurati collocano la nascita di Cristo per errore attribuita al 754 dalla cronologia del monaco Dionigi il Piccolo.
Pregio del libro è contestualizzare la vita di Cristo e la sua missione nel periodo storico con le date, gli spostamenti sia nell'infanzia che nella predicazione leggibili su cartine geografiche, con la vita e le usanze spiegate in riquadri-specchietto: il primo riguarda il Tempio di Gerusalemme con la sua storia e la complessità architettonica.
Molte altre le notizie di costume e tradizioni ebraiche: sul matrimonio, sulla purificazione della madre dopo il parto, sulla consacrazione del primogenito al Signore che avviene da parte di Giuseppe e Maria con l'offerta di due colombe o due tortore come la legge prescrive per i poveri. Tantissime e disseminate senza alcun peso di dottrina le notizie: dalle monete in uso, al significato di parabola, a quello dei nomi nella Bibbia rivelatore di personalità o ruolo. Ripercorriamo in due pagine esemplari la tradizione della Pasqua e degli Azzimi, nome che ricorda l'impasto per il pane che gli Ebrei fuggendo dall'Egitto presero di fretta senza che lievitasse. Nella Pasqua ebraica i piatti sono disposti lungo l'asse centrale della tavola per essere utilizzati in comune e contengono pani azzimi, erbe amare (ricordo della schiavitù) e salse simbolo dell'impasto di fabbricazione dei mattoni (impiego egiziano degli Ebrei).
Ma se questa lettura è interessante c'è molto di più: la catechesi stessa del Vangelo, di nuovo dirompente, sorgiva. Il libro è diviso in grandi momenti: La prima Pasqua della Missione (31 marzo del 28 d.C.) e, dopo le Parabole e la Missione in Galilea, la Seconda Pasqua (19 aprile del 29), infine il terzo anno della Missione (nel 30), quindi la Passione, morte e risurrezione (da domenica 2 al 9 aprile).
Le parabole sono accorpate con titoli in rosso che fanno risaltare il filo conduttore come pure i brevi capitoli della storia di Cristo. L'uso sapiente di titolazione, grafica e corsivi a sottolineare i concetti, facilita la lettura.
«Il Regno di Dio» racchiude le parabole del Seminatore, del Germoglio misterioso del seme, della Zizzania e il grano, del Chicco di senapa e il lievito, del Tesoro nascosto, riproponendo in modo nuovo il senso della predica attraverso i collegamenti. E in un crescendo drammatico!
Alla prima moltiplicazione dei pani segue, a Cafarnao, il discorso sul Pane di Vita con le parole di Gesù: «Mi cercate non perché avete veduto i miracoli, ma perché avete mangiato di quei pani e ne siete rimasti sazi. Procuratevi non il nutrimento che perisce, ma che dura per la vita eterna». La seconda moltiplicazione dei pani arriva nella seconda Pasqua di Missione e di seguito è la profezia della Risurrezione (il segno di Giona), quindi la prima investitura a Pietro. Sono pagine speculari in cui il fine della missione si rivela con le parole: «Guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode». Per far ancor più chiarezza è Gesù a richiamare i due miracoli della moltiplicazione dei pani: «Poco fa non parlavo dei pani ma delle dottrine dei farisei e della malvagità di Erode». Sono gli attentati all'uomo, le false dottrine, il male cui si opporrà la roccia della Chiesa. Poco più avanti il magistero si accentra nella pagina altissima del «figlio dell'uomo che non ha dove posare il capo», parole con cui Gesù risponde ad uno scriba che gli chiede di poterlo seguire e hanno ispirato grandi scrittori sul nostro destino. Le ripeterà Natalia Ginzburg dopo l'esperienza della guerra (Le piccole virtù), concludendo: «Ciascuno di noi si è illuso di potersi addormentare su qualcosa, impadronirsi di una certezza qualunque, di una fede. Ma tutte le certezze ci sono state strappare e la fede non è mai qualcosa dove si possa infine prender sonno».
Rimane anche in questa rilettura della «storia di Cristo derivata dal Vangelo» qualcosa di «numinoso», d'inafferrabile per noi. Cosa ci ha voluto dire quando chiede - e sembra di avvertire la sua tristezza riguardo noi -: «Il Figlio dell'uomo quando verrà, troverà la fede sulla terra?». Cosa ha voluto consegnarci negli ultimi giorni delle sue apparizioni dopo la Resurrezione, quando chi lo vede non lo riconosce. Non lo riconosce Maria Maddalena, non lo riconosce il discepolo Cleopa, Tommaso crede perché lo tocca, e Cristo ribadisce: «Io sono con voi tutti i giorni sino alla fine del mondo». Ha voluto dirci il dovere di riconoscerlo nei tempi che mutano, di essergli testimoni?
La sapienza della Storia Biblica di Monsignor Giulio Venturini viene da lontano. Ha scritto 41 libri. Di teologia: sul pensiero di Calvino o sulle altre religioni (Conoscere per dialogare); di approfondimento su Papa Wojtyla (Il ritorno a Genova di Giovanni Paolo II per affidarla a Maria), su donne intrepide, la Madonna innanzi tutto, Sante e Suore.

Esordì come giornalista a 14 anni sulla rivista del Seminario Fides Nostra, collaborò al Nuovo Cittadino, fondò con monsignor Caviglione Il Campanile rivista delle parrocchie di Genova, ideò nel 1975 e diresse per 22 anni il Settimanale Cattolico che per volontà di Siri riproponeva la battaglia di un'informazione cattolica sugli avvenimenti (registrarli capirli spiegarli) alla luce del Vangelo.

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