Cronaca locale

La vera paura? Non trovar posto in prima fila

Quasi tutti sapevano che si trattava di una prova. C’è chi si lamenta: «Ho solo sentito gridare, non ho visto nulla»

Andrea Fontana

«All’improvviso è partita una sirena con un suono inquietante e ci hanno fatto uscire dalla metropolitana». Roberta, studentessa di 24 anni, si è fatta sorprendere dall’allarme esercitazione proprio alla fermata di Cadorna, l’epicentro dell’attacco simulato alla città. Come lei Claudio, trententacinquenne con zaino in spalla e mountain-bike, che schizza fuori dalla stazione inseguito da un poliziotto due secondi prima che ne esca un fumo rosso intenso: il finto attentato è cominciato. Ma sono gli unici a non sapere, a ignorare luoghi e orari dell’esercitazione.
Le centinaia di milanesi che passano da piazzale Cadorna dopo le 11 hanno un solo obbiettivo: conquistarsi un posto privilegiato per assistere allo spettacolo. Come al cinema. E gran parte della folla rimane delusa. «Si è visto poco o niente - dice Benvenuto tornando al suo lavoro di muratore in via Leopardi -. E pensare che non ho neppure mangiato per venire qui». Carla, insegnante in pensione, arriva fino ai tornelli della metropolitana dove si distinguono chiare le urla dei feriti: «Purtroppo non ho capito molto di quel che è successo, si sente solo gridare».
Nessun attacco di panico, nè paralisi da giorno apocalittico. Il più sconvolto è Charlie che si agita in continuazione, guardando a destra e a sinistra: è un bastardino di sette mesi al guinzaglio del suo padrone. Gli altri sguardi interrogativi, se non turbati, sono quelli dei passeggeri delle Ferrovie Nord: sbucano nel piazzale e sono costretti al percorso forzato dalle forze dell’ordine. Ma qualcuno si ferma, estrae il videofonino e «click» immortala il finto attentato, i più attrezzati hanno anche telecamere di ultima generazione da far invidia all’operatore della Cnn, che si aggira con un pesante apparecchio sulla spalla. Finita l’emozione dei primi momenti però c’è chi si lamenta per il blocco dei mezzi pubblici.

Come Antonio Salerno, diciottenne messinese appena arrivato a Milano e Federica Teso, liceale al Conservatorio, che deve andare a Como: «Pensavo riaprisse tutto alle 14 - dice - invece non si parte prima delle 16».

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