La Verdi scherza con l’Apprendista stregone

Non neghiamolo: ce lo ricordiamo tutti come formidabile colonna sonora di uno dei più begli episodi del capolavoro disneyano Fantasia. Ma siamo onesti: quanti conoscono o si ricordano l’autore? Avete sicuramente capito: stiamo parlando de L’apprendista stregone del francese Paul Dukas (1865-1935), pezzo forte del programma di stasera (ore 20) e di domenica (ore 16) dell’Orchestra Verdi. Appuntamento, come al solito, all’Auditorium Cariplo di largo Mahler (info: 02-83389401/2/3, www.laverdi.org). Ma le belle sorprese non finiscono qui. Il cartellone prevede infatti anche il Concerto per corno e orchestra del polacco Krzystof Penderecki, classe 1933, e le Danze sinfoniche op.45 di Sergej Rachmaninov. Per questa ghiotta occasione, tornano alla Verdi due grandi nomi del panorama musicale internazionale: il maestro slovacco Juraj Valcuha, nominato nel novembre scorso direttore principale dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai di Torino fino al 2013, e il solista croato Radovan Vlatkovic.
Scritto nel 1897, lo scherzo sinfonico L’Apprenti sorcier si ispira a una ballata di Goethe il quale, a sua volta, si era rifatto a un dialogo dello scrittore greco del II secolo dopo Cristo, Luciano di Samosata: gioca sull’effetto grottesco dei fagotti che cantano la magia di una scopa che a poco a poco prende vita. Segue, dicevamo, il Concerto per corno e orchestra di Penderecki: brano di recente composizione (scritto nel 2008), è stato eseguito la prima volta il 5 maggio con la Bremer Philharmoniker diretta dall’autore, con il corno solista di Radovan Vlatkovic. Il brano si divide tra atmosfere meditative e sonorità percussive e barbariche, riscuotendo subito grande successo tra i cornisti di oggi. Infine, Le Danze sinfoniche di Sergej Rachmaninov, composte nel 1940, quando il compositore russo si era definitivamente stabilito negli Stati Uniti, mentre l’Europa si trovava stretta nella morsa della guerra.

Il brano venne inizialmente pensato come Danze fantastiche in tre movimenti. Successivamente Rachmaninov modificò il progetto, pur mantenendo la divisione in tre tempi e vi impresse una scrittura più sinfonica, quasi da vero e proprio «concerto».

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