La verità di D’Angelo sulla «soffiata» al Kgb

A mezzo secolo dalla pubblicazione del libro, scoppia un nuovo caso intorno a Il Dottor Zivago di Boris Pasternak. Il giornalista Sergio D’Angelo, che portò in Occidente il manoscritto del romanziere, ha detto che intenderebbe querelare per diffamazione Evgenij Pasternak, figlio di Boris. D’Angelo pubblicò nel 2006 il libro Il caso Pasternak: storia della persecuzione di un genio (Bietti). Ma l’editore russo del volume, Novoe Literaturnoe Obozrenie di Mosca, ne ha affidato la postfazione proprio a Evgenij, nel cui scritto appaiono varie accuse al giornalista italiano. Una delle più pesanti è quella secondo la quale l’ultima rimessa di soldi a Boris Pasternak, giunta a Mosca due mesi dopo la scomparsa dello scrittore nel ’60, sarebbe stata la causa dell’arresto da parte del Kgb della compagna del romanziere, Olga Ivinskaja. «Niente di più falso e diffamante», replica D’Angelo. «Sono convinto che ci fu invece una soffiata», afferma il giornalista italiano, sospettando di un giornalista tedesco.

L’arresto non avvenne per i soldi rinvenuti nella casa di Mosca abitata da Olga ma perché, sostiene D’Angelo, il regime comunista aveva ordito un piano: «Ivinskaia andava bollata come la cinica e infedele che avrebbe istigato Pasternak, ottimo cittadino ma ingenuo, a scrivere un romanzo provocatorio; ossia come la vera e unica responsabile del prevedibile scandalo internazionale antisovietico grazie al quale avrebbe progettato di arricchirsi».

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