Stefano Zurlo
da Milano
Due campi nomadi gestiti dal Comune di Verona trasformati in avamposti della criminalità. Un assessore in lacrime. Un consulente del Comune, con il curriculum sfregiato da un inquietante precedente per pedofilia, arrestato per rapporti sessuali con i bambini Rom. E lopposizione di centrodestra che spara a zero sul sindaco e sulla fallimentare politica di accoglienza della maggioranza. È davvero una storia che prende allo stomaco quella che si consuma alla periferia della città veneta e che ora sta provocando una tempesta a livello politico. Nei giorni scorsi, finiscono in manette diciassette persone. Le accuse sono pesantissime e non si sa se sia più spaventoso il lato italiano o quello rom della vergogna: alcuni orchi si rifornivano nei campi rom di Boscomantico e della Monsuà, alla periferia di Verona. I genitori dei ragazzini, delletà di 12-16 anni, non solo chiudevano un occhio ma «aizzavano», come dice il Procuratore di Verona Guido Papalia, i loro figli ad accettare i turpi commerci.
Problema: la Monsuà e Boscomantico non sono due aree abusive, ma due campi al centro dellattenzione e degli sforzi del Comune. La giunta progressista ha giocato nei due siti un ambizioso progetto di aiuto alla comunità rom. Un piano di tutoraggio, appaltato al centro polifunzionale Don Calabria, prevede un investimento di 645 mila euro, una seconda iniziativa di formazione, affidata alla Comunità dei giovani, ha comportato una spesa di altri 270mila euro. Come sono stati spesi quei soldi? Per ora non cè tempo per riflettere sulle strategie di integrazione dei nomadi, perché il lavoro di scavo della Procura ha portato a galla un treno di episodi mortificanti. Due operatori, uno del Don Calabria e laltro della Comunità dei giovani, sono finiti nella rete perché pretendevano, secondo laccusa, mazzette per pilotare gli ingressi nei due campi. Evidentemente, in quelle aree non cè posto per tutti: alla Monsuà gli ospiti sono 80; a Boscomantico 140. I due tecnici speculavano sulla speranza di una vita migliore delle famiglie rom. Ma non basta.
Come in un perfido gioco di matrioske, cè un altro aspetto che sconcerta. Ed è quello che investe più da vicino il mondo della politica. Fra i presunti pedofili finiti in manette cè Roberto Ettore Lizziero, fino a qualche tempo fa talent scout con una certa notorietà nellambiente del calcio dilettantistico. Ad incrociare il suo curriculum e la sua fedina penale si ricavano due informazioni che fanno a pugni: Lizziero era stato condannato per pedofilia a 3 anni e 4 mesi, pena poi ridotta a 2 anni e 10 mesi e scontata con la detenzione domiciliare. Bene, nel 2002 lassessore ai servizi sociali Tito Brunelli, Margherita, aveva affidato proprio a Lizziero una delicata consulenza a contatto con i rom e i sinti. Lui avrebbe approfittato di quellincarico, mantenuto fino alla fine del 2003, per annodare rapporti inqualificabili e riprendere il vecchio vizio. Come dire, un pizzico di folle ingenuità su un fondale di violenza e degrado. Brunelli, persona specchiata proveniente dal mondo cattolico, piange davanti ai taccuini dellArena e del Corriere di Verona: «Volevo dargli una chance in un percorso di recupero. Credevamo che potesse dare un contributo in una realtà difficile, e poi non prendeva una lira». Il contributo offerto da Lizziero sarebbe invece quello descritto dal Gip nella corposa ordinanza di custodia. Rapporti sessuali in cambio di soldi, cellulari, regali. Papalia, considerato il nemico numero uno della Lega e certo poco amato dalle parti della Casa delle libertà, parla al Giornale di «prove abbondanti, intercettazioni, pedinamenti, dichiarazioni». Spiega poi che i filoni dindagine sono addirittura tre: «Pedofilia, tangenti e droga». Aggiunge un dettaglio ancor più imbarazzante: «Gran parte degli otto arrestati per le violenze sessuali aveva precedenti per pedofilia». Eppure erano di nuovo tutti a Boscomantico: sapevano, per un misterioso e bieco passaparola, che lì potevano dare sfogo ai loro istinti, oppure abbordavano le vittime ai semafori.
Insomma, a spese del contribuente, il Comune avrebbe benedetto con le migliori intenzioni due polveriere. E ora lopposizione alza la voce. An chiede le dimissioni di Brunelli e del sindaco Paolo Zanotto, venerdì alcuni parlamentari della Casa delle libertà hanno formato una «carovana» e sono entrati nel far west «modello» di Boscomantico. «La situazione - spiega Massimo Ferro, deputato di Forza Italia - è intollerabile. Qui cera già stato uno stupro lanno scorso, ora si parla di cocaina, di pedofilia, di tangenti. E poi cè laccattonaggio. E centinaia di lettere di protesta. Non ce labbiamo con i rom ma con il Comune di Verona che non è stato allaltezza dellemergenza».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.