Versace&Co, se le griffe si mettono in mostra

La moda è figlia d'arte nel senso letterale del termine: certi abiti sono sculture di stoffa, emblemi di idee del bello (e della provocazione) che vanno a braccetto con la migliore creatività artistica. Poi ci sono quelli come Giorgio Armani che, quando un anno fa mise in mostra le sue creazioni alla Triennale, fece il pieno di visitatori, o personalità eccentriche come Vivienne Westwood capace di «occupare» con i suoi abiti neobarocchi Palazzo Reale. Ci sono inoltre le griffe - Versace, ad esempio - che promuovono mostre di grande livello, come quella in onore di Richard Avedon allo Spazio Forma (fino l’8 giugno). Insomma, non sono più solo le maison d'Oltralpe a dettare i ritmi dei vernissage più cool: accanto alla Fondation Cartier e alla Fondation Lvmh di Parigi, Milano fa sempre più la parte del leone. Il merito è in gran parte del percorso tracciato negli ultimi anni in città dalle fondazioni, Prada e Trussardi tra tutte. La prima, che muove i passi già agli inizi degli anni Novanta e ha una predilezione particolare per la scultura contemporanea, nasce come ha spiegato Miuccia Prada «per portare a Milano le più profonde provocazioni mentali». Il prossimo appuntamento è il 19 aprile quando in via Fogazzaro 36 approderanno i video dell’artista svedese Nathalie Djurberg. Il soggetto? In padiglioni costruiti sulla forma di modelli di organi del corpo umano, i video illustreranno i nostri desideri più ossessivi. Non sarà la prima mostra d'arte sponsorizzata da una griffe a far arricciare il naso. Ricordate i bambini-fantoccio impiccati a un albero di piazza XXIV Maggio da Maurizio Cattelan che tanto fecero discutere? E gli animali ruspanti della «fattoria» di Paola Pivi? Tutte opere d'arte portate a Milano da Beatrice Trussardi per la fondazione dedicata a suo padre che, avvalendosi della direzione artistica di Massimiliano Gioni, crede fortemente nel connubio arte-moda. E decisamente non teme i linguaggi dissacranti.

La Fondazione Trussardi ha l'innegabile merito di aver finanziato e portato in città progetti di respiro internazionale, come l'esposizione «Altri fiori e altre domande» recentemente inaugurata a Palazzo Litta dalla coppia di artisti svizzeri Peter Fischli e David Weiss.

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