Verso le regionali Casini spiazza i poli: «Nel Lazio l’Udc va da solo»

L’Udc pronto ad andare da solo nel Lazio. Lo ha annunciato ieri Pier Ferdinando Casini inaugurando la sede organizzativa del partito in via Ricciotti. Il leader dei centristi però non vuole si pensi che «abbiamo messo i nostri voti in naftalina». «Siamo disponibili a fare alleanze ma sul tema della discontinuità diciamo no ad una egemonia del centrodestra per cui è un no a un Alemanno bis su base regionale. Non vogliamo però aggiungerci alla coalizione di Marrazzo».
Insomma, né uno né l’altro. Una posizione terza che sembra soddisfare i tre candidati segretari regionali del Pd, ieri riuniti nella convenzione regionale. «È una posizione già espressa in passato - ha spiegato il segretario in carica, il franceschiniano Roberto Morassut - ed è legittimo che l’Udc chieda un rapporto paritario. Mi sembra più importante il no netto che Casini ha espresso nei confronti del centrodestra. Le nostre porte sono aperte al dialogo. Aspettiamo anche il loro congresso a dicembre». Una posizione del male minore che la dice lunga sul clima tra i democratici. «Una posizione rispettabile - dice il candidato bersaniano Alessandro Mazzoli - quando si parla di verificare un’alleanza. Riteniamo l’esperienza di Marrazzo molto positiva ma nessuno pensa ad un’annessione dell’Udc». Secondo il coordinatore regionale della mozione Marino, Giovanni Carapella, che sostiene Ileana Argentin, la posizione di Casini «è un elemento di chiarezza, perché sfata quel senso di trattativa sotterranea in corso che qualcuno vedeva nell’area».
E proprio nella convenzione regionale del Pd di ieri è venuta una conferma della candidatura di Piero Marrazzo alle prossime elezioni regionali: «Dobbiamo ricandidarlo - dice Morassut - ha portato avanti il governo di questa regione raccogliendo l’eredità pesantissima del quinquennio di Storace. Il nostro deve essere un progetto mirato a fare del Lazio una comunità coesa perché i vari territori sono ancora troppo distanti tra di loro».

Il candidato alla segreteria regionale della mozione Franceschini ha ricordato anche sue suoi cavalli di battaglia: «La netta contrarietà al ritorno del nucleare nel Lazio e il disimpegno della politica dalle nomine nel settore sanitario».

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