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Il vescovo ucciso aspettava il sì per poter tornare

Fermati 2 sospetti. Forse coinvolte le guardie del corpo

Carlo Sirtori

«Quando pesti i piedi a qualcuno di potente, qui in Africa, finisci ammazzato. Si tratta sicuramente di una vendetta personale». Questo il commento fatto ieri da padre Giuseppe Caramazza, missionario comboniano a Nairobi, la capitale keniota, sull’omicidio del vescovo italiano avvenuta due giorni fa a Isiolo, villaggio 250 km a nord-est di Nairobi. Monsignor Locati aveva già subìto due aggressioni, in settembre e in marzo, e ricevuto ripetute minacce. E per questo la sera si muoveva scortato da guardiani della diocesi.
L’aggressione ha i connotati di una vera e propria esecuzione: un proiettile alla testa e uno al collo. La guardia del corpo del vescovo è stata messa fuori combattimento da un colpo di randello alla nuca. Per ora si esclude la pista del coinvolgimento nelle lotte tribali (la settimana scorsa almeno 77 persone, in maggioranza donne e bambini, erano state massacrate da miliziani coinvolti nella sanguinosa lotta tra tribù rivali nel nord del Kenia, ai confini con l’Etiopia) considerata la distanza di 300 chilometri che separa il luogo degli scontri dalla cittadina dove il sacerdote è stato ucciso. Esclusa anche l’ipotesi della rapina: «Nella casa del vescovo non mancava niente», riferisce la polizia. Si privilegia invece la pista della criminalità locale, contraria, sembra, alla costruzione di una scuola a Merti, a nord di Isiolo, promossa da Locati.
Nel corso delle indagini sono stati ritrovati i bossoli delle due pallottole sparate, risultate appartenenti ad armi diverse. È stata rinvenuta anche una carta d’identità che, secondo la polizia keniota, potrebbe appartenere a uno degli assalitori. Nel pomeriggio sono state fermate due persone. Si tratta di due guardie della diocesi sospettate di essere state ingaggiate dai killer come basisti dell’agguato.
Dopo 43 anni di attività missionaria vicino all’equatore, monsignor Locati, originario di Vercelli, da tempo aveva dato le dimissioni per raggiunti limiti di età e aspettava di essere richiamato in Italia.


Mercoledì prossimo si terrà una cerimonia funebre, a cui parteciperanno tutti i 26 vescovi impegnati in Africa, oltre al nunzio apostolico.

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