Economia

Con Vespa in Borsa Colaninno fa un affare da 250 milioni

Al termine del collocamento Immsi controllerà tra 55 e 57% di Piaggio: una quota che vale il doppio di quanto è stata pagata A fondi e banche resterà l’8-10%

Marcello Zacché

da Milano

Euro più, euro meno, sono 250 i milioni che Roberto Colaninno ha guadagnato andando con la Vespa in Borsa. O, meglio, tanto è il «plusvalore» creato in 3 anni da Immsi, holding del suo gruppo, con l’operazione Piaggio: per la società di Pontedera la Immsi di Colaninno ha sborsato, nel tempo, 243,5 milioni che, attualizzati, potrebbero equivalere a 255. E oggi si ritrova con il 57% di un gruppo quotato che capitalizza 887 milioni. Vale a dire con un valore in equity di oltre 505 milioni. La differenza fa 250.
È questo un primo bilancio del collocamento in Borsa che ha cambiato la faccia di Piaggio: la società chiude il passato del risanamento e si apre ai mercati mondiali con un azionariato diffuso e istituzionale insieme con il socio di maggioranza assoluta. Un’operazione conclusa l’altro ieri a 2,30 euro per azione, in attesa dell’esordio alle contrattazioni di martedì 11. Il flottante massimo sarà del 35,5% del capitale della società, per un controvalore di 315 milioni, incassato dalle banche e dai fondi azionisti di minoranza. Immsi, invece, non ha venduto neanche un’azione. E alla fine si troverà ad avere tra il 55 e il 57% della «nuova» Piaggio.
A fronte di questo valore bisogna vedere quanto è costata a Colaninno la Piaggio. L’avventura è iniziata il 24 settembre del 2003, quando Immsi ha versato 100 milioni in contanti nella Phn, holding olandese che controllava il 100% di Piaggio spa, in cambio del 31,25% del capitale e la gestione (un altro 31,25% era rimasto ai fondi privati vecchi soci e il 37,5% alle banche italiane). A dicembre 2004 Immsi ha sborsato altri 20 milioni (direttamente in Piaggio) in occasione dell’aumento di capitale da 50 milioni utilizzato per l’acquisizione di Aprilia. Poi sono stati spesi altri 45 milioni per rilevare un terzo del 31,25% della Pnh dai fondi. Mentre un ulteriore terzo di quella quota verrà rilevato la prossima settimana in seguito all’esercizio di un’opzione call al prezzo di altri 78,5 milioni. Totale: 243,5 milioni (circa 255 se attualizzati).
L’affare è buono anche per le banche e i fondi privati, che poi sono gli unici venditori delle azioni dell’Ipo: i 27 istituti di credito che hanno convertito i loro crediti in 120 milioni di capitale, si trovano ora con un valore intorno ai 170 milioni e ne dovrebbero incassare 140-150 dall’Ipo. Mentre per i fondi, a fronte di 100 milioni versati nel 2003 (15 cash e altri 85 conferiti in «valore residuo» della loro vecchia partecipazione), ne sono già entrati 123,5 da Immsi e ora ne arriveranno altri 120-130 dall’Ipo. Ci sono poi alcuni fondi (riuniti nella srl Scooter holding 1) che hanno versato anche i 20 milioni per la ricapitalizzazione, avvenuta nel 2004, di Aprilia, che ora sono diventati 46, di cui 35-40 in arrivo dalla Borsa. L’ammontare esatto di quanto incasseranno i soci «venditori» dipenderà dall’accordo tra loro. In tutto detengono il 40-41% del capitale di Piaggio, mentre sul mercato ne potranno collocare al massimo il 35%: qualcuno resterà per forza socio.

Insieme con le quattro banche (Intesa, Interbanca, Mps e CariPisa) che hanno sottoscritto gli altri 10 milioni dell’aumento del 2004 e che hanno il 2,6% della «nuova» Piaggio.

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