VETTURE E VEICOLI CORRONO NEI TG

Forse i telegiornalisti non se ne rendono conto, ma la consolidata regola che impone di non usare a breve distanza la stessa parola, fa davvero sbellicare dalle risate. Eppure prima di dire, che so, auto bianca invece di taxi o farmaco anziché medicina, il mezzobusto dovrebbe chiedersi: io mi esprimerei così parlando con mia moglie, mio figlio, uno zio, un amico o un vicino? Nessuno quando chiama il radiotaxi dice: «Vorrei un’auto bianca in via Dante 19», se lo facesse, rischierebbe di vedersi arrivare un’auto sì, ma della Croce verde. Per restare in tema, soltanto nei telegiornali si usano le parole vettura o veicolo. Provate a immaginare: «Scusa, Carlo, hai preso tu il veicolo, che devo uscire?» oppure «Quasi quasi, oggi lascio giù la vettura e vado in tram». Con le medicine è la stessa zuppa. Chi mai usa il termine farmaco, perfino se ha un mal di testa da impazzire? Eppure nei tg va su e giù di continuo, senza bisogno di un bicchier d’acqua. E nei consigli per gli acquisti, quelli che vengono recitati a velocità tripla per paura che il telespettatore capisca, viene precisato, per esempio: «Assumere lontano dai pasti». Quante mamme lo raccomandano ai bambini: «Gigi, ricordati che alle tre devi assumere il farmaco». Come cambiano i tempi, una volta si assumevano le colf, oggi, se lo si fa, si rischia di passare per antidemocratico, se non per cannibale. Quando si attende una sentenza, stando ai tiggì, il fiato è sempre sospeso, sperando che non sappia d’aglio; tutti tramano nell’ombra, operazione quindi assai improbabile nel deserto, chiamato in causa anche per descrivere una voce inascoltata: poveretti, c’è da augurarsi che declamino i loro vani appelli al fresco di un’oasi. I politici spesso insistono per fare piazza pulita, quindi non lamentiamoci se vie, corsi, larghi e viali diventano porcili; chi ha constatato qualcosa di persona l’ha toccata con mano, in effetti viene meno spontaneo toccare con un piede, a meno che si tratti di saggiare la temperatura del mare in cui ci si sta per tuffare. Chi spreca un’occasione unica la getta alle ortiche, anche se si trova in barca sul lago; al contrario chi fa un’apertura improvvisa all’avversario, getta un ponte, compito piuttosto arduo se la proposta avviene con un’intervista in aereo, che a sua volta nei tiggì può trasformarsi in velivolo o aeromobile.

I funerali acquistano un tono più solenne se vengono chiamati esequie, ma è lecito supporre che al defunto la distinzione prema poco; esattamente come quella che precisa: è spirato, al posto del più plebeo è morto. Mentre di solito se la cava chi ha visto la morte in faccia. Chissà se un giorno avrà la bontà di farcene un identikit.

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