Caro direttore,
sono un'amica di Arturo e vorrei raccontarle la sua storia. Arturo è nato a Roma 43 anni fa con gravi problemi motori e di salute in generale (tetraparesi spastica-epilessia ); vive con i genitori molto anziani e malati e una sorella che lavora come infermiera in un ospedale romano. Arturo vive su una carrozzella. Da tanti anni frequenta un istituto di riabilitazione psicomotoria per ragazzi disabili dalle 9 alle 15.30. Partecipa a una scuola di arte e pittura con tanti ragazzi che hanno difficoltà come lui. Arturo crea quadri bellissimi pieni di colori, di luce e di vita, usando materiali particolari e raccontando fatti di vita quotidiana: espone in «mostre» importanti. Arturo sorride sempre e tenacemente cerca di vivere al meglio il suo tempo, i suoi rapporti di amicizia, il suo «lavoro», le sue amate mostre di pittura. Vive in una casa popolare dell'Ater al Tufello - a Roma - e da tanti anni ha fatto domanda per ottenere un montascale elettrico. Arturo per scendere due piani di scale viene poggiato su un saliscendi manuale spostato faticosamente a braccia, prima dal suo papà - ora anziano e malato - ora da sua sorella (uno scricciolo di 45 chili). Arturo non ha assistenza domiciliare perché non vi sono i fondi Arturo non ha il montascale perché gli appalti per i lavori di installazione subiscono ritardi, ricorsi, blocchi sempre per mancanza di fondi. Arturo ha una famiglia che lo ama teneramente e ha tanti amici che vorrebbero vedere realizzato il suo sogno: uscire di casa come fanno tutti. Ci siamo attivati con tutti gli enti competenti, ma dopo tanto tempo non si è mosso ancora nulla. Tutti rispondono positivamente alle sollecitazioni nostre e di rappresentanti politici sul territorio del IV municipio di Roma, ma Arturo di fatto è ancora agli arresti domiciliari. Le scrivo non per avere scorciatoie mediatiche ma per far conoscere questa storia ai nostri amici lettori (chissà: magari qualcuno legge Il Giornale negli uffici competenti e si commuove... ).
- Roma
La delicatezza con cui ci ha scritto e laffetto con cui ha descritto il suo (nostro) amico Arturo mi fanno pensare, cara Roberta, che si commuoveranno in molti, e non solo negli uffici competenti. Sono sicuro che lo stesso sindaco Alemanno vorrà considerare di persona il caso. E, in ogni caso, anche se il Comune non dovesse provvedere in tempi utili, prevedo che, in qualche modo, il montascale salterà fuori: la generosità dei lettori del Giornale è da sempre proverbiale. Lei dice di voler evitare le «scorciatoie mediatiche». Ma perché? Le «scorciatoie mediatiche» producono spesso danni devastanti, se di tanto in tanto le utilizziamo anche per produrre qualcosa di buono, che male cè? Oggi, per esempio, avevamo la possibilità di parlare in questo spazio della crisi economica, o delle difficoltà del Pd, cerano lettere su Di Pietro, sulla legge che regolamenterà le intercettazioni, su tanti argomenti. Eppure nessuno mi è sembrato così importante come il montascale di Arturo. Sbaglio? Per quanto riguarda i tempi lunghi della burocrazia, bisogna capire una cosa: Arturo ha diritto a quallaggeggio o no? Perché se non ne ha diritto non si capiscono le risposte positive alle sollecitazioni, se ne ha diritto non si capiscono i ritardi.
«Vi racconto di Arturo, che ama dipingere, ma è prigioniero in casa»
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