
Il Duomo è uno scrigno di meraviglie: all'interno, sulle terrazze, nella cripta. Anche negli Archivi, che ne custodiscono storia e segreti e ad accompagnarci in questa avventura nel tempo è la responsabile, Maddalena Peschiera. "In un archivio come il nostro - racconta -, che raccoglie tutta la documentazione che la Veneranda Fabbrica del Duomo ha prodotto e ha acquisito nel corso dei suoi oltre 630 anni di vita, è difficile trovare qualcosa di più prezioso di altro, perché è una storia così ricca, così complessa che ci sono tante testimonianze molto diverse tra loro, ma che allo stesso tempo hanno un valore inestimabile".
Ci sono documenti molto antichi, che risalgono all'inizio della storia della Fabbrica, come la pergamena della concessione della Cava di Candoglia da parte di Giangaleazzo Visconti nel 1387, dalla quale si è estratto ancora fino ad oggi il marmo rosa di cui è costituito il Duomo. Ma ci sono anche documenti più recenti, come le relazioni del restauro dei piloni del tiburio, attuato negli anni ottanta del Novecento: "Sono meno preziosi agli occhi, ma fondamentali per la nostra storia e anche per la nostra missione, che è la manutenzione della cattedrale". Grazie a questi documenti è possibile recuperare la storia del blocco di marmo, dal momento in cui viene estratto in cava fino a quando diventa un pezzo lavorato sulla cattedrale: una decorazione, una statua, un doccione. "È come avere una memoria di famiglia perfettamente fresca e a disposizione".
Tra le meraviglie che si trovano negli Archivi c'è anche il documento di un pagamento a Leonardo da Vinci e al suo falegname: anche se alla fine la scelta per la costruzione della cupola non cadde su di lui, Leonardo ha presentato per il concorso un modello di legno, i cui disegni fanno parte del Codice Atlantico, custodito dalla Biblioteca Ambrosiana. Alla fine del Quattrocento, si arrivò a una soluzione per la costruzione della cupola all'incrocio tra navata e transetto. Anche se la struttura del Duomo era già stata immaginata nel Trecento, "una serie di vicissitudini fa sì che ci si trovi in questa sorta di impasse, per cui c'è un grande vuoto all'incrocio tra la navata e il transetto, dove adesso c'è la cupola, e nessun architetto si fida a costruire una cupola con una luce così ampia che poggi su quattro piloni, quattro colonne di fatto, quindi non muratura piena come in altre cattedrali. Tra l'altro le colonne sono costruite in modo molto particolare perché i piloni del Duomo hanno l'esterno che è una sorta di corona di marmo, ma all'interno ci sono inerti di altro tipo. In più, l'altezza e l'ampiezza accrescevano questa sfida. Ma siamo alla fine del 400 nella Milano sforzesca che invece vuole brillare di tutta la sua ricchezza e importanza".
È così che Ludovico il Moro spinge la Fabbrica che indice il concorso a cui partecipano numerosi architetti, tra i quali anche Leonardo e Bramante. Ma alla fine furono gli architetti già responsabili del cantiere insieme a Francesco di Giorgio Martini che trovarono una soluzione: gli archi acuti sono solo decorativi e all'interno e al di sopra sono presenti enormi archi a tutto sesto che sorreggono la struttura della cupola.
Il Bramante consegnò un parere, un'Opinio, che se fosse stato accettato avrebbe cambiato la storia del Duomo, perché era a base quadrata, ma il documento originale (non la sua trascrizione) è andato bruciato in una notte di agosto del 1906 a Milano, durante l'Esposizione universale per celebrare l'apertura del traforo del Sempione. Un padiglione in legno venne realizzato anche dalla Veneranda Fabbrica, ma tanta parte sparì tra le fiamme.
Per passare dai nomi noti alle innumerevoli persone che continuano a fare la fabbrica del Duomo, dall'inizio dell'Ottocento esiste una serie più o meno continua di diari degli architetti, che si intrecciano con la grande storia, come nel caso del diario Adolfo Zacchi che attraversa entrambe le guerre e nel 1943 racconta i violentissimi bombardamenti patiti da Milano. "Fermarsi un attimo a pensare che c'è una mano che quella notte ha preso una penna e ha segnato sul diario quel che accadeva nel momento, significa trovarsi tra le mani una testimonianza davvero emozionante". Così come colpiscono tutte le numerosissime donazioni, della quale è rimasta memoria, e la storia del lungo lavoro che ancora continua: "Ci sono le carte di un operaio che chiede la commissione di un lavoro, o che ringrazia la fabbrica per avergli dato l'opportunità di lavorare per il Duomo".
Maddalena Peschiera si infervora quando parla della propria attività: "Poi abbiamo disegni, fotografie fin dalle origini della tecnica fotografica, quindi l'archivio con quest'estensione cronologica permette di vedere proprio tutti i cambiamenti che l'uomo ha portato nella documentazione della propria attività, è una miniera di informazioni e di aspetti interessanti, un racconto dell'umano per sei secoli".L'Archivio è accessibile gratuitamente per gli studiosi, su appuntamento. In più, per tutti, la Veneranda Fabbrica organizza visite guidate. La prossima è attesa per l'autunno.