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Viaggio nel girone dei bocciati a caccia del voto perduto

Ore e ore a «spulciare» tra i verbali. C’è chi spera in un appiglio per il ricorso

Gianandrea Zagato

Di voti, Paolo Massari, ne ha recuperati cinque. Cinque in trecento e più minuti trascorsi al civico 52 di via Messina. Un niente per chi, secondo i dati «senza valore ufficiale» delle 1253 sezioni elettorali, con 543 consensi stava tra Leone Talia e Alessandro Fede Pellone: infatti, per Massari anche quei cinque voti in più non modificano niente. Lui era e resta inchiodato tra Talia e Fede Pellone.
Dato che, attenzione, non è però una certezza: dipende tutto da Fede Pellone. Già, anche quest’esponente di Forza Italia è lì all’ufficio elettorale del Comune, a caccia di voti smarriti e pur di portare a casa una preferenza in più è disposto a restare lì un altro giorno. Sforzo non da poco che lo accomuna alla collega Maddalena Di Mauro premiata dalle urne con 401 voti e alla leghista Laura Molteni, primo dei non eletti. Tutti insieme, sotto l’occhio vigile del commesso, a rileggere dunque verbali su verbali di quelle mille e passa sezioni. Operazione per attaccarsi al più piccolo, infinitesimale, microscopico dubbio che coinvolge tutto il parentame e, perché no, pure la vecchia tata. Di chi? Di Giovanni De Nicola che a fianco del suo «Ninni» spunta ogni sezione: «Via Crimea, De Nicola uno, Antonelli zero e Osnato zero», «via Parini, De Nicola zero, Antonelli uno e Osnato zero». «via Mac Mahon, An neanche un voto». Mantra infinito dei sacrificati con pensiero fisso a chi precede e a chi segue, con voglia di rivalsa. «Battaglia persa» chiosa De Nicola quando l’ultima sezione rilevata gli assegna un zero voti: «Seggio di piazzale Maciachini, De Nicola zero...». Stop dopo una full immersion di otto ore, senza nemmeno una pausa caffè e con tanto di cravatta finita nel taschino della giacca.
Arreso per stanchezza, come Roberto Caputo della Margherita che notes alla mano verifica uno per uno i suoi 432 voti pre-ufficiali, «niente nemmeno una virgola, ma com’è possibile?» reclama quasi a cercare conforto tra gli «esclusi», termine più elegante di quel «trombati» d’uso comune che, qui, è meglio non usare troppo. Ma, poveretto, nessuno lo rincuora: Graziella Giobbi Martini non ha tempo da perdere, figurarsi quel consigliere di zona che sa di aver avuto «milleduecento voti» e se ne ritrova «solo duecento». Misteri delle urne che nemmeno all’ufficio elettorale trovano soluzione, tranne un suggerimento dei vecchi ai nuovi esclusi: «Bisogna trovare una sezione col proprio risultato un po’ sballato e, oplà, il gioco è fatto: c’è trippa per gatti, il ricorso al Tar è garantito». Nessuno storce il naso, qui non siamo in un girone di rigenerate possibili virtù bensì in un gorgo di antichi vizi dove non domina il fatalismo ma si grida al tradimento.
Storielle di bassa politica che, dalle 8.30 alle 17.

00, si mischiano con voti non trascritti, con quel candidato di Pensione & Lavoro che vorrebbe far avere un pensiero a chi l’ha eletto e a quelli della lista di Dario Fo che, al consiglio di zona 2, non hanno conquistato voti. Esercito di bocciati che già si sono prenotati sino a mercoledì prossimo per visionare i verbali delle sezioni sperando di non restare più nell’inferno.

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