Viaggio al termine delle utopie umane

Viaggio al termine delle utopie umane
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Un mondo, anzi una Mondoterra, al crollo. Per troppo egoismo, per smania di possesso e, sì, anche per rimbecillimento prodotto da gadget tecnologici. Una astronave, anzi una Mondonave dove un gruppo di seicento coloni coraggiosi danno vita ad una grande fuga, col sogno di rifondare la razza umana. Depurandola di tutti i suoi difettacci individualistici ovviamente.

Con incrollabile determinazione decidono di intraprendere un lungo viaggio, al 12% della velocità della luce verso il pianeta HD-40307. Uno scherzetto da trecentosessant'anni di percorrenza galattica in cui l'astronave deve essere completamente autonoma, riciclare qualunque materiale. In cui i coloni devono cooperare e stemperare gli spigoli della natura umana per convivere in un ecosistema miniaturizzato che ruota due volte al secondo per mantenere con la forza centrifuga una parvenza di gravità. E ovviamente, per quanto un editing genetico abbia allungato la vita umana (e in salute) oltre i cent'anni, coloro che partono sanno benissimo che a vedere il nuovo pianeta abitabile, tutto da affrontare, saranno soltanto i loro pro-pronipoti.

Questa è l'avventura fantascientifica che racconta lo scrittore statunitense Hal LaCroix nel suo Qui e oltre, appena pubblicato per i tipi di Einaudi (pagg. 336, euro 21).

Una cronaca della fondazione portata avanti con un occhio volto alla fantascienza classica, soprattutto ad Asimov, e l'altro puntato sulla disgregazione del mondo contemporaneo in stile Don't Look Up.

La svolta avviene attorno all'anno 108 del viaggio. Quando, nel succedersi delle generazioni, è diventato necessario spedire i giovani a farsi un giro in tuta spaziale fuori dalla Mondonave. Perché? Perché se no non riescono a credere di essere davvero nel vuoto cosmico, che esistesse davvero un pianeta da cui si è fuggiti. Finiscono per credere le cose più strane altrimenti. Del resto conoscono soltanto l'interno della nave spaziale. Le stelle che vedono fuori potrebbero essere finte, il sistema isolato della nave non lascia percepire il movimento (come spiegano bene le leggi del moto). Qualcuno arriva a dire che gli abitanti sono stati tutti imprigionati per un esperimento. Lo shock della passeggiata spaziale di norma risolve tutto. Ma a questo giro no: la natura umana travalica le regole del mondo piccolo e divampa una rivolta nata nel nome della libertà e della conoscenza.

Fermiamoci qui per non rovinare la trama al lettore. Basti dire che Hal LaCroix, che è anche un esperto di temi ambientali e biomedici, crea una narrazione dove la buona novella della decrescita viene scorticata dall'impatto con le pulsioni dell'uomo.

Dove la tecnologia e la rinuncia alla medesima (niente tecnologia digitale a scopo ludico nella Mondonave) vengono portati all'estremo per far riflettere il lettore su quanto sia difficile trovare nuovi equilibri. Anche scappando verso mondi nuovi l'uomo è costretto a guardarsi allo specchio per sopravvivere. In caso contrario non c'è utopia che tenga.

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