Viale Libia, un caos lungo otto anni

Si aspettavano palme, panchine, fontane e marciapiedi in basalto attrezzati con piste per non vedenti, una riqualificazione della zona nel segno dell’eleganza e del rispetto per l’ambiente. In otto anni, invece, hanno visto solo cantieri, parcheggi smantellati al momento meno opportuno, divieti e sensi obbligati che hanno provocato il soffocamento delle strade vicine e un calo dei profitti dei loro esercizi.
È questa l’amara sorte capitata ai negozianti di viale Libia e viale Eritrea da quando, nel ’99, il quartiere fu scelto come apripista per il progetto «Strade verdi» del Comune. E oggi, con i lavori per la nuova metropolitana, i disagi si stanno acuendo ulteriormente.
L’intero progetto non ha prodotto effetti pratici se non quello di sbarrare il passaggio tra una via e l’altra, complicando e non poco la vita agli automobilisti e ai residenti, costretti ad affrontare improbabili e tortuosi giri. «Sembra di stare in un labirinto - nota Silvestro Tarragoni, presidente dell’associazione dei commercianti di viale Eritrea - per fare trenta metri bisogna percorrere tre chilometri. Hanno dirottato il traffico in un’area dove la densità abitativa è notevole e la popolazione molto anziana, creando molto più inquinamento di prima». Se ai lati regna il caos, lungo l’asse centrale la situazione è fin troppo tranquilla. «Un tempo qui c’era un via vai di gente - ricorda Tarragoni - ora i clienti non riescono più a raggiungerci e scarseggiano, otto esercizi sono già stati costretti a chiudere e molti altri non arrivano a fine mese. E infatti hanno dovuto licenziare a malincuore parte del personale o ridurre notevolmente i prezzi. Per contrastare il provvedimento abbiamo anche raccolto 24mila firme, ma le nostre richieste sono state sempre ignorate». In più, i cantieri per la linea B1 in passato hanno addirittura occupato i marciapiedi e ora, nel nuovo progetto, nascondono molti negozi, veri anelli deboli dell’odissea di riqualificazione del quartiere.
Se raggiungere la zona è complesso, lo è ancor di più trovare un parcheggio. A via Tripoli era in fase di realizzazione una struttura a due piani per uso misto, ma è stata smantellata per costruirne una a nove piani. Inoltre, non è più possibile lasciare la macchina in piazza Palombara Sabina o in piazza Annibaliano, con una perdita secca di 500 posti auto. Bisogna quindi accontentarsi di via Homs, sobbarcandosi però una salita ripidissima e una distanza di quasi un chilometro dalle due strade. «Siamo stati sedotti e abbandonati dal progetto Strade verdi - spiega Armando Calò, responsabile dell’associazione commercianti di viale Libia - un progetto ambizioso che oggi non ha più ragion d’essere, visto che si è banalmente tradotto in una chiusura del traffico. L’unica cosa che la gente sa è che non è possibile venire da queste parti senza essere costretti a fare un giro cervellotico. I negozi ci hanno rimesso, i nostri profitti non si sono adeguati al costo della vita, mentre altrove il commercio è cresciuto.

Ora servirebbe un atto di coraggio da parte dell’amministrazione, bisognerebbe ricongiungere viale Libia e viale Eritrea, due sorelle che il mattone ha separato». Una mossa questa che, a quanto pare, porterebbe soltanto benefici.

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