Viene dal Congo il parroco degli africani

La sua giornata inizia alle 6: «Prego con gli immigrati, vado nelle loro case, cerco di dare una mano come posso»

C’è chi lo chiama Sango, chi Mumpele, chi Monpère o altro ancora, a seconda della provenienza. Padre Andrea Muamba, 39 anni, è prete della Diocesi di Luebo nella Repubblica Democratica del Congo. È arrivato a Milano da soli due mesi, ma è già diventato il nuovo punto di riferimento degli africani di religione cattolica in città. La sua storia parte da lontano, dal Congo, dove è nato da una famiglia numerosa e praticante. «Fin da piccolo volevo farmi prete - racconta - ho studiato nei seminari di Luebo e Kananga, ho frequentato Filosofia all’Università cattolica di Kinshasa e poi ho insegnato e formato i futuri preti presso il Seminario Interdiocesano di Kasayi. Dopo cinque anni il Vescovo mi ha mandato a Roma per preparare una tesi di ricerca in filosofia. Infine sono stato chiamato per seguire gli immigrati cattolici africani della Diocesi di Milano». Prima di Padre Muamba diversi preti italiani, ex missionari in Africa, ci hanno provato, ma probabilmente non sono riusciti a toccare fino in fondo il cuore degli immigrati inseriti in un nuovo contesto culturale. «C’è molto da fare - spiega sereno e pragmatico il Padre - bisogna informare, rafforzare l’aggregazione e insegnare l’integrazione. Per mettere in piedi un centro che funzioni ci vogliono inoltre anche i sostegni economici da parte delle persone di buona volontà e dei “simpatizzanti” dell’Africa». Buoni propositi che già stanno dando i primi frutti. Gli africani cattolici a Milano - per ora non è ancora stato calcolato il loro numero esatto - hanno accolto con affetto questo giovane Padre comunicativo e sorridente, che in vista del Natale ha inaugurato l’attività della Comunità celebrando una Santa Messa nella parrocchia del Santissimo Redentore in piazzale Loreto, lo scorso 18 dicembre. «Erano contenti - sostiene soddisfatto - per ora nelle grandi occasioni veniamo ospitati da diverse parrocchie, ma spero che al più presto ne avremo, come ci è stato promesso, una tutta nostra». Molto dipenderà tuttavia anche della perseveranza e dall’impegno degli immigrati stessi.
La giornata di Padre Muamba inizia al mattino alle sei in via Monluè, in una delle più antiche chiese cittadine in fondo a via Mecenate-Fantolli, in un minuscolo comprensorio d’altri tempi. «Inizio la giornata con le preghiere, alle 7.30 celebro la Santa Messa qui in San Lorenzo. Verso le nove incontro gli africani nelle loro case o sono loro a venire a casa mia o ancora in ufficio a Santo Stefano ogni mercoledì pomeriggio. Appartengono a tutti i ceti sociali. Cerco di spiegare loro il senso del progetto, di ascoltare i loro problemi e di dare una mano come posso». Padre Muamba collabora anche con la Curia Arcivescovile di Milano, all’ufficio della Pastorale dei Migranti-Cappellania Africana nella Basilica di Santo Stefano. Qui spiega e promuove i valori religiosi africani che consistono nell’accoglienza, nella disponibilità e nella relazione con l’invisibile che si traduce con il rispetto nei confronti degli avi, della famiglia e di Gesù, che il buon praticante africano loda con tutta la sua persona.


«Gli italiani hanno una religiosità più intima, la nostra è invece più esibita. Noi celebriamo la Santa Messa a suon di musica, danza e tamburi. La cosa più importante - conclude Padre Muamba - è condividere e stare insieme».

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