da Roma
Mentre non si placa a Gerusalemme l«intifada» degli ebrei ultra-ortodossi contro lannunciata Gay Parade prevista per venerdì prossimo nelle vie della Città Santa, contro la manifestazione scende in campo anche il Vaticano. Ieri sera la Sala Stampa della Santa Sede e la nunziatura apostolica in Israele hanno divulgato una nota nella quale si definisce la parata gay «offensiva» per la «gran maggioranza di ebrei, musulmani e cristiani».
«La nunziatura apostolica in Israele - si legge - presenta i suoi ossequi al ministero degli Esteri dello Stato dIsraele e desidera trasmettere il rammarico della Santa Sede per la notizia che è programmata una parata gay questa settimana a Gerusalemme». «La Santa Sede - continua la nota - ha ribadito in molte occasioni che il diritto alla libertà despressione, sancita dalla dichiarazione universale dei diritti umani, è soggetta a limiti, in particolar modo quando lesercizio di questo diritto offende i sentimenti religiosi dei credenti. È chiaro - afferma la nunziatura - che il gay pride programmato a Gerusalemme risulterà offensivo alla gran maggioranza di ebrei, musulmani e cristiani, dato il carattere sacro della Città di Gerusalemme».
La nota ricorda quindi la dichiarazione congiunta della commissione bilaterale della Santa Sede per le relazioni con gli ebrei, che nellottobre 2004 ha riaffermato «il carattere sacro per tutti i figli di Abramo» della città di Gerusalemme.
Dopo aver chiesto alle autorità di intervenire per far rispettare questo carattere sacro della Città Santa evitando loffesa alla sensibilità delle comunità religiose che vi risiedono, la nunziatura si dice «fiduciosa» che il ministro degli Esteri eserciti «la sua influenza affinché la decisione che autorizza la parata a Gerusalemme sia riconsiderata, come segno di rispetto per i sentimenti religiosi di tutti coloro che venerano la Città santa».
Lo scorso luglio, un sondaggio reso noto durante una discussione nella Commissione interni della Knesset (il Parlamento israeliano), aveva rilevato che sono contrari alla Parata Gay il 63 per cento degli ebrei «laici», l'81 per cento degli ebrei «conservatori», il 99 per cento dei nazionalisti religiosi, il 100 per cento degli ortodossi e il 92 per cento degli arabi musulmani e cristiani.
Sempre durante lestate, il rabbino capo sefardita di Israele, Shlomo Amar, si era rivolto a Benedetto XVI chiedendogli un aiuto per bloccare una manifestazione che «viola e umilia» Gerusalemme. Contro la manifestazione si è espresso anche il rabbino aschenazita Yona Metzger.
Le tre grandi religioni che venerano la Città Santa come tale si trovano quindi unite in questa occasione.
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