«Ho respirato aria pulita, ho incontrato persone magnifiche, ho ascoltato parole bellissime: è talmente un sollievo di questi tempi, che voglio condividerlo con voi». Con questo incipit da suor Angelica, Concita De Gregorio, direttore dell’ Unità , ha rallegrato i suoi lettori ragguagliandoli sulle sue ultime 48 ore. Bisogna prima sapere che la direttrice attraversa un allarmante stato di prostrazione per i peccaminosi festini di Arcore che si aggiunge, come una malattia su un’altra, al disgusto che già provava per Berlusconi. Per completare il quadro dei malesseri di Concita, va detto che soffre oltre ogni dire anche per l’esistenza della destra da lei definita «bestiario nazionale».
Decidendo, dunque, di sfuggire alla morsa, la Signora è approdata nel villaggio di Percoto, in quel di Udine, noto per la grappa Nonino. Voi penserete che d a nocchiera di u n giornale ex Pci con solida tradizione proletaria, Concita sia andata a ispezionare la distilleria, a verificare i luoghi di lavoro, le condizioni delle maestranze. O ssia, che abbia fatto una cosa di sinistra per riferirne ai lettori. Invece che ti fa? Si infila direttamente nella villa della proprietaria dell a squisita acquavite, Giannola Nonino, per passarci parte del weekend. Lì, si riprende dagli amari languori, circondata da intellettuali, nobiltà locali e spiriti eletti: «Le persone magnifiche e le parole bellissime» della sua prosa. Noi eravamo rimasti ai compagni che stavano con i compagni, studiavano strategie per abbattere le ville dei ricchi e proclamare il principio di eguaglianza al grido «grappa per tutti». Siamo dei matusa. Concita, invece, rappresenta la nuova sinistra che coincide con la borghesia, possibilmente alta, con la nobiltà, purché progressista, con i ricchi politicamente corretti e rocciosamente antiberlusconiani. La direttrice, infatti, h a gustato la serata come un babà.
Il simposio ha luogo in «una casa grande, ma semplicissima» (sottinteso: niente d a spartire col villone pacchiano di Arcore, ndr ). Ci sono «il premio Naipaul che discorre con Claudio Magris, Frances Moore Lappè, ecoscienziata americana, dagli occhi magnifici» che deplora la mancanza di democrazia nel mondo. A questi si aggiungono i comprimari: Javier Marías, Edgar Morin, Norman Manea. M a Concita, da cronista occhiolungo, osserva anche le ombre che si muovono nei saloni della «casa semplicissima». Ecco la nipotina Nonino, «che parla di scuola», il gruppo di ragazzi appesi alle labbra di Renzo Piano che illustra le «case che respirano» (abitazioni di domani «rispettose dell’ambiente», spiega) e le donne, «tutte le donne presenti che chiedono che altro deve ancora succedere perché torniamo a essere il Paese che eravamo e che potremmo ancora essere». Percepibilissima sotto la bella penna concitesca la commozione di trovarsi finalmente tra gente che detesta le volgarità berlusconiane, apprezza gli studi, l’ambiente incontaminato, il cibo chilometro zero, la grappa Nonino - di cui la direttrice con signorile discrezione non parla, ma fa intendere - e cerca mutuo conforto nei pettegolezzi anti Cav come gli ebrei oppressi si consolavano con l’aria del Nabucco . Il resto dell’articolo ci porta anche a Milano sempre per respirare aria pulita - purtroppo alla vigilia del fermo auto per un picco di smog - e a una manifestazione di donne che protestano per il mercimonio di corpi femminili in quel di Arcore. Protesta molto comme il faut , con la Scala sullo sfondo.
Mentre Beatrice Borromeo, la marchesa Sandra Verusio e altri nobili lettori dell’ Unità avranno seguito con diletto la gita di Concita, mi chiedo la reazione del metalmeccanico di Terni, del marmista delle Apuane, del pescatore del lago di Massaciuccoli e altri presumibili lettori delle Regioni rosse. Per chi abbia scritto la direttrice non è chiaro. Il suo racconto, infatti, fa a pugni con le necessità di chi non arriva a fine mese. Ma anche qui, probabilmente, ho il paraocchi. L’Unità ormai è per gente di città i cui bisogni sono il bistrot vegetariano, la première di Qualunquemente, deplorare il Cav spilluzzicando lardo di Colonnata. Il reportage degregoriesco ci porta dritto a tre anni fa. Oggi fece un servizio fotografico su Bersani a cena da una famiglia qualunque. Della serie: il potente - lui era ministro di Prodi, alla vigilia delle elezioni che va umilmente a d ascoltare il parere di chi vive m odestamente del suo lavoro. Ma già le foto erano dubbie: champagne in primo piano e ospiti assai chic. Si scoprì poi che la famiglia presa a caso era quella dei marchesi Sacchetti, citata da Dante, cardinali tra gli avi, vie e piazze di Roma a suo nome, palazzo in via Giulia. Con i marchesi, Bersani parlò dei problemi economici che affliggono le famiglie.
Impostò poi la campagna elettorale sul colloquio e vinse Berlusconi.Ora Concita lo imita a modo suo, perché a sinistra non sanno più chi sono e, nella loro sicumera, mancano di una grande virtù: il senso del ridicolo.
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