Vincenzo Lorenzelli, una vita piena di incontri

Nella collana «Portraits» (De Ferrari Editore) è appena uscito La Formula Lorenzelli di Massimo Minella. Il libro è un romanzo-verità che racconta dall’infanzia la vita di Vincenzo Lorenzelli, scienziato e manager, attraverso studi, conquiste faticose, una fede combattiva. Il suo voler «andare avanti se la meta è buona, mai fermandosi davanti alla frase giustificativa e che denota modestia culturale: «non ci sono soldi», come sottolinea Mario Paternostro, direttore dei «Portraits». Lo definisce un coraggioso innovatore per tre fatti: aver fondato il Campus Bio-Medico di Roma, università all’avanguardia nel panorama internazionale; la presidenza della Fondazione Carige senza farla «cadere nella modestia di elargitrice di oboli»; l’esperienza al vertice del Gaslini.
L’avvincente libro porta altre due brevi introduzioni, di Joaquín Navarro-Valls e di Massimo Minella, concordanti su un elemento fondamentale nella vita di Lorenzelli: gli incontri. Scrive Navarro: «Se si tiene l’attenzione sempre viva e si lascia il cuore aperto, le occasioni arrivano» e sintetizza il titolo del libro con «il tradurre in positivo le cose negative». A suo volta Minella sottolinea: «Ciò che più ha contato è stata la qualità degli incontri e delle persone che si sono presentate davanti a lui».
Il senso però è il saper ricordare e apprezzare amicizie e famiglia. Lorenzelli ama ricordare i compagni di scuola come Paolo Fresco, poi direttore della Fiat, i compagni della squadra sportiva di nuoto (è stato campione nel farfalla), tra cui Bud Spencer. Non dimentica straordinarie conoscenze, presso la zia Rina, sorella paterna, a San Severino Marche. Madre di Giorgio Zampa (docente di lingua e letteratura tedesca, poi direttore delle pagine culturali del Giornale di Montanelli) nella sua casa convenivano Montale, Pea, Bigongiari, gli artisti Viani e Tommasi. Non a caso, questo rispetto per la cultura e per le origini di famiglia (a Pontremoli fin dal ’600) lo farà legare d’amicizia a Giuseppe Benelli, presidente della Fondazione «Città del Libro» che organizza il Premio Bancarella. A frequentare con l’editore Tolozzi (fiore all’occhiello per Genova) un’associazione di pontremolesi, fortissima fra i librai. Anzi, l’affetto per Benelli è espresso nelle prime pagine del libro ma, allo stesso modo, ricorderà maestri come Giovanni Battista Bonino all’Università di Bologna, dove si iscrive a Chimica.
Se tanta parte ha il suo amore per le radici, in terra di Lunigiana e Versilia, altrettanto ne dimostra alla Francia dove va da giovane sposo. Il matrimonio è con Gioia, una compagna del liceo Berchet che riconosce «superiore a sé dal punto di vista umanistico», gran dichiarazione detta da un marito! L’affetto per la Francia, quando a Genova chiude il francese Centro Galliera, risalta nel fondare con il past-director Barrère un’associazione figlia d’Alliance Française.
Sembrerebbe una strada aurea votata al successo, ma risaltano difficoltà e sacrifici. Quattro, per esemplificare. Alle elementari, perché mancino, la maestra gli legava il braccio sinistro dietro la schiena e lui commenta: «così, diventando ambidestro, ho imparato a far lavorare i due emisferi del cervello». Ricorda la fame del tempo di guerra. Si ricorda professore all’Università di Genova, ancora in preda al ’68, quando lo chiamano «servo dei padroni» e replica: «Sono un proletario, mantengo la famiglia con il mio lavoro». Si conquista gli studenti che lo chiameranno «Magic Lorenz». Da presidente della Datasiel, qualcuno gli incendia la Fiat Croma sotto casa in Albaro. A chi chiede se sia preoccupato, risponde: «Mi preoccupa di non poter permettermene un’altra».
Nel libro, tante le sfaccettature e le avventure intraprese al di là della sua ricerca di scienziato nel campo della spettrometria molecolare: anche l’avventura politica per l’Udc, sollecitato da Casini. Lascia quando questi, consumato lo strappo con Berlusconi, non corre da solo - opportunità unica! -, mettendosi un po’ con la sinistra, un po’ con la destra: «Un tatticismo solo per prender voti».
Altri tratti di personalità? Il senso di solitudine quando lascia la presidenza della Fondazione Carige, la volontà di trasformare il Gaslini non in ospedale territoriale com’è considerato, ma poiché offre un servizio molto più ampio, in ospedale nazionale o internazionale. Infine, in questo libro esaltante, da leggere come mi succedeva da bambina quando cercavo gli exempla, storie di uomini che hanno tenuta alta l’umanità, ho scoperto una cosa che ignoravo: il Campus Bio-Medico di Roma sorge su terreno della Fondazione Alberto Sordi e oggi ha una superficie disponibile su altri otto ettari, già occupati dal Centro geriatrico voluto da Sordi.

Il grande attore ha saputo trasformare la risata liberatoria in qualcosa di duraturo per l’utilità degli altri. Un’avvertenza: nel libro anche il cammino di fede, ma Lorenzelli sceglie con chi stare, nel variegato mondo della Chiesa, fatto di tante Chiese.

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