Violenze sulle donne, due tentati stupri in 3 ore

Campi abusivi che proliferano per immigrati di ogni etnia, campi autorizzati che si gonfiano fino a diventare fuori legge, sgomberi che non arrivano, aree pubbliche e private occupate, cittadini che si sentono indifesi e covano torbidi pensieri di protesta senza legge.
Non arriveremo all'espediente sudamericano di costruire un muro che nasconda le favelas, ma non possiamo negarci che i problemi più seri della città, in questo momento, sono legati ai disagi creati dall'immigrazione, regolare e irregolare. La storia dell'insediamento di via Novara è esemplare: il campo, fatto di costruzioni di fortuna, fu autorizzato per 3 anni, dal 2001 al 2004, ma ha continuato ad espandersi assumendo caratteristiche di degrado crescente senza speranza. Si prospetta o sgombero, ma intanto si dibatte e baracche si aggiungono baracche, sempre più sordide, in un clima d'invivibile ultimo mondo.
Intorno al campo i milanesi ormai privi di speranza, costretti a convivere e a subire l'illegalità. È soltanto un caso fra tanti, in verità in città gli insediamenti abusivi sono 40 a i campi autorizzati, che pure scoppiano e danno rifugio a criminali di ogni specie, sono una dozzina. Dietro ognuna di queste realtà ci sono piccoli e grandi casi di lassismo, i cui effetti sono ingigantiti dalla stessa progressione di crescita degli immigrati. Non possiamo ignorare quel che avviene nel Canale di Sicilia e in quelli che erano i valichi della frontiera orientale.


La città deve difendersi nella legge e con la legge, non può attardarsi nei dibattiti infiniti sull'accoglienza e sull'integrazione, possibile soltanto - questo dicono i fatti - nel mondo virtuale della sociologia buonista. L'Expo è dietro l'angolo, le favela sono già qui e mettono radici.

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