Le visioni dell’Espresso a Villa Certosa

di Luigi Mascheroni

Scaglie di malafede dissolte nell’odio ideologico, fluidi velenosi distillati nell’alambicco del gossip politico, bruta faziosità trasmutata in cristallino antiberlusconismo. Ecco la formula alchemica dell’Opus Magnum, il progetto di distruzione del Cavaliere architettato dagli adepti dell’Espresso. In un percorso magico che va dalle puttane all’occultismo. Dalle escort alle sephirot. Da Patrizia D’Addario ad Agrippa von Nettesheim.
Accendi la Luce perché io possa ammirare la bellezza delle cose, recita la più famosa preghiera rivolta al Grande Architetto dell’Universo, che l’ultimo scoop del settimanale Espresso identifica con certezza nel Cavaliere Nero, Silvio Berlusconi: del quale si «illumina» l’occulto percorso professionale nel campo dell’edilizia esoterica, dalla costruzione di Milano Due agli ultimi «leggeri» interventi di ristrutturazione - nientemeno - del Cosmo. Da Segrate all’Empireo. Però, che carriera.
A leggere l’ampio servizio pubblicato oggi dal settimanale del Grande Ingegnere Elettrotecnico, Carlo De Benedetti, si scopre infatti che l’ormai famigerata Villa Certosa, scelta a propria dimora dal «massone» Silvio Berlusconi nel profondo della Sardegna arcaica e protostorica, sarebbe stata ideata secondo un preciso disegno esoterico: un luogo dove è facile individuare, grazie una serie di fotografie aeree prontamente scaricate da Google Earth, una selva oscura di simboli e geometrie massoniche, misteriosi elementi paganeggianti, architetture astro-religiose, dolmen fallici e culti priapei (e dàgli!). Insomma, Villa Certosa come una riproduzione in scala brianzola dell’antico Tempio di Salomone a Gerusalemme. Però, che viaggio.
Come scrivono i paragnosti colleghi dell’Espresso, che guardano la pagliuzza nell’occhio degli altri senza scorgere il menhir che è nel loro, «la villa e il parco, con i disegni geometrici di cerchi nel verde, sembrano concepiti per una visione dal cielo, dal punto di vista che nell’antichità apparteneva solo al Grande Architetto dell’Universo». E poi: «Anfiteatri e orti botanici, obelischi e piramidi, mausolei e rovine artificiali: tutte tipiche espressioni del giardino massonico». E ancora: «Attorno al pozzo di pietra, a raggiera, si slanciano dodici dolmen: il riferimento esoterico è ai 12 apostoli e ai 12 segni zodiacali». E più avanti: «La piscina con i cactus con i suoi gradoni concentrici rimanda al mito di Atlantide», «il lago-vulcano che evoca il tema del battesimo del fuoco», «i cerchi concentrici che tornano anche nei ciondoli che il premier ha regalato a Noemi e alle altre ragazze...» (sic!). Se tutto questo fa parte del disegno di dio, è meglio che i giornalisti dell’Espresso si iscrivano a un corso di grafica.
L’esoterismo è una dottrina segreta e pericolosa, i cui insegnamenti possono rivelare verità occulte. Ma le cui tracce, come nel caso di Villa Certosa, sono visibili a chi sa leggere dietro le «apparenze». Serve solo un po’ di Conoscenza, e tanto Preconcetto.
E a saper leggere l’Espresso dietro le «apparenze» - solo per fare un esempio - è facile scoprire i simboli esoterici nascosti tra le pagine del numero in edicola (in tutto 166, ossia 1+6+6= 13, cioè 12+1, il simbolo dell’iniziato!). In copertina, mascherata da un’apparentemente innocua inchiesta sul «Calcio flop», un inno al neopaganesimo in salsa liberal simboleggiato da una grande foto dello stadio Olimpico, da Olimpo, la montagna degli Dei, luogo culto degli idolatri progressisti... E il sommario - vera griglia di lettura del percorso gnostico della rivista - è costituito, certo non casualmente, da ben 12 sezioni (da «Primo Piano» a «Salute»): e il riferimento esoterico (azzardiamo) è ai 12 apostoli e ai 12 segni zodiacali... Mentre i capolettera delle rubriche - in tutto 7, numero sacro che porta all’Illuminazione, ma anche i giorni della Creazione, dei pianeti dell’antico sistema solare, delle cazzate sparate in tre pagine dall’articolista dell’Espresso - formano l’oscuro acronimo O-L-L-R-L-E-I: Ora, lege lege relege labora et invenies, che negli antichi manuali alchemici rappresenta il viatico di una Sapienza che permette di arrivare alla pietra filosofale. Ossia, la scoperta della verità-Dio: il sogno di tutti gli editorialisti del gruppo Espresso.
E che dire, a proposito della sottile ma chiara ragnatela teosofica che lega, come il mito di Agartha, gli arcani servizi del settimanale di Daniela Hamaui (un’egiziana, non a caso)? Il magico reportage peruviano «Fra gli dèi delle Ande»; il demoniaco ritratto della dark lady Penelope Cruz (la Croce!); la riflessione sufi del filosofo palestinese Sari Nusseibeh; la recensione del saggio dietrologico-complottistico sul caso Baader-Meinhof; l’inchiesta antropologico-misterica sui tatuaggi; il pezzo di tendenza sulle «vacanze solidali» in montagna, con tutte le implicazioni mistiche che, da Julius Evola a Renè Daumal, la montagna si porta dietro... Per chi sa leggere, ovviamente.
Del resto, nei numeri e nelle forme geometriche è possibile leggere qualsiasi cosa: che il perimetro della Piramide di Cheope diviso per la metà dell’altezza è uguale a 3,14, cioè il pi greco, così come una qualsiasi piscina a gradini può ricalcare la mappa di Atlantide. È una «segreto» che ci ha rivelato, anni fa, l’autore di un romanzo a suo modo illuminato e illuminate, in quella pagina in cui prendendo a caso le misure di un qualsiasi chiosco della lotteria, in una qualsiasi delle nostre città, si scopre che «la lunghezza del ripiano è di 149 centimetri, vale a dire un centomiliardesimo della distanza Terra-Sole. L’altezza posteriore divisa per la larghezza della finestra fa 176/56=3,14, cioè il pi greco»... e così via. È una pagina de Il pendolo di Foucault, romanzo (anti)esoterico scritto dal neo-templare Umberto Eco.

Un noto semiologo che firma, simbolicamente sull’ultima pagina dell’Espresso, una rubrica spesso criptica intitolata «La bustina di Minerva». La dea - come il professore ci insegna - delle attività intellettuali, ma anche della guerra. A volte militare, altre ideologica.
Luigi Mascheroni

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