La visita a Roma del premier Wen Jiabao

Roma L’obiettivo è «ambizioso»: portare l’interscambio tra Italia e Cina dagli attuali 40 a 100 miliardi di dollari in 5 anni. Ambizioso ma «possibile», se non addirittura «superabile». Ne sono certi il premier Silvio Berlusconi e il primo ministro cinese Wen Jiabao, che al termine di una giornata di incontri che ha portato alla sigla di 7 accordi istituzionali e 10 commerciali, hanno deciso di accelerare al massimo gli scambi commerciali tra l’Italia e un Paese che, come ha sottolineato Berlusconi, sta vivendo una «crescita straordinaria» e sarà presto «la prima economia mondiale».
I rapporti tra i due Paesi, del resto, come è emerso nel corso del colloquio di Wen con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, sono «eccellenti». E importanti segnali di apertura alle imprese italiane sono arrivati dal primo ministro che, invitando le aziende italiane a investire in Cina, ha assicurato che Pechino intende dare «uguale trattamento a tutte le imprese». Una decisione «estremamente importante» per Berlusconi, in particolare per la «partecipazione alle gare d’appalto». Ma non solo: Wen ha annunciato anche «l’aumento della tutela della proprietà intellettuale», una garanzia per evitare concorrenza sleale.
Due novità importanti per le imprese italiane che vedono nella Cina, ha assicurato il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, «un mercato di enormi opportunità» ormai «imprescindibile per qualsiasi strategia presente o futura dell’impresa italiana». E i 10 accordi economici appena siglati per un valore complessivo di 2,25 miliardi di euro sono lì a dimostrarlo.
Del resto l’interesse italiano per la Cina è iniziato centinaia di anni fa: 735 per l’esattezza, come ha ricordato Wen citando Marco Polo. E definendo gli imprenditori presenti a Villa Madama «i Marco Polo di oggi». Ma lo scambio tra i due Paesi non è solo economico: Berlusconi è tornato a puntare l’accento sull’importanza dell’apertura anche in Italia, dopo la Francia e la Germania, di una casa di cultura cinese.
Il premier ha elogiato la politica estera di Pechino e il lavoro che sta facendo «sul piano internazionale» presentandosi «a tutti i tavoli sempre con la voglia positiva di sedare tutti i contrasti».
Il confronto italo-cinese è iniziato in mattinata a Palazzo Chigi ed è stato subito «molto concreto»: i ministri degli Esteri Frattini, della Giustizia Alfano, dello Sviluppo Economico Romani, delle Pari Opportunità Prestigiacomo, della Pubblica Amministrazione Brunetta e il vice ministro allo Sviluppo Economico Urso si sono confrontati con i loro omologhi e i due premier e hanno firmato i 7 accordi istituzionali in materia di giustizia, trasporti, istruzione, cooperazione economica, innovazione scienza e tecnologia, cultura e turismo. A Villa Madama sono stati invece siglati quelli commerciali.
Poi, prima dell’ultimo appuntamento italiano di Wen, un concerto in occasione dell’inaugurazione dell’Anno della cultura cinese in Italia e del 40° anniversario delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi, i due premier hanno voluto annunciare il nuovo traguardo, i 100 miliardi di dollari da raggiungere in cinque anni, dopo il salto, dal 2004 ad oggi, da 10 a 40 miliardi di dollari.

Puntando più in alto, oltre il raddoppio, perché, ha assicurato Berlusconi «bisogna porsi dei traguardi ambiziosi, come a scuola, se punti al sei prendi cinque, per avere otto devi puntare a dieci. Noi - ha concluso con una battuta - puntiamo a 100 per ottenere 120».

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