«Mi tremano le gambe». Francesco Trincale, il cantastorie che da quarantanni si esibisce per le vie e le piazze di Milano, ha accolto con stupore la notizia della concessione del vitalizio previsto per gli artisti in difficoltà dalla legge Bacchelli, decisa ieri dal Consiglio dei ministri. «Ero in lista da due anni, non me laspettavo più - racconta Trincale, che negli anni scorsi ha dovuto affrontare una grave malattia -. Questa notizia è per me la serenità, dopo tanta ansia». Settantadue anni, originario di Militello (in provincia di Catania), Trincale è diventato famoso per le sue ballate politiche, che spesso in passato hanno suscitato anche qualche polemica. Dal dopoguerra aveva fatto prima delle fabbriche in lotta e poi di piazza Duomo larena dei suoi spettacoli: da trovatore civile, con opere da lui stesso definite «giornalismo cantato», è persino finito sulle carte bollate del Cavaliere. È successo durante il Processo Sme, che Berlusconi voleva fosse trasferito da Milano a Brescia, e dove Trincale e le sue cantate erano state annoverate tra le ragioni della richiesta.
La sua attività di cantastorie non è mai stata facile: lo stesso Comune è più volte intervenuto nei suoi confronti per applicare unordinanza che vietava luso in pubblico di amplificatori per «molestia alla cittadinanza e disturbo alle attività».
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