«Sarà più di un anno che cè il caporalato in via Messina. Tutto in nero, ovviamente». Il signor Gigi Capriolo fa parte dellAssociazione ViviSarpi. La sua casa è proprio in quella via e ogni mattina gli basta uscire dal portone per vedere la fila di cinesi davanti ai negozi, in attesa di comprare la lista con i numeri di telefono di lavoro. «Oltretutto pagano anche per avere quel foglio - aggiunge Capriolo -. Sono in tre a distribuirli, indicano i posti dove possono trovare un impiego per una giornata sola o qualcosa di più». Come associazione, dice il signor Capriolo, non hanno fatto una segnalazione alle forze dellordine. «In fondo, non danno fastidio. Fanno solo assemblamento». «La nostra opinione a riguardo è negativa - aggiunge la vicepresidente di ViviSarpi, Gabriella Borsatti -. Fa parte delle tante forme di malavita del quartiere, anche se i guai più grossi vengono dai grossisti». Di attività illegali, precisa la signora Borsatti, ce ne sono tantissime. «Gente che vive ammassata negli scantinati e sono tutti clandestini, ogni giorno trovano dei dormitori. I vigili fanno le retate nel quartiere, ma polizia e carabinieri brillano per la loro assenza». Nonostante lintroduzione della Ztl e il divieto per i cinesi di trasportare la merce con i carrellini, Chinatown rimane ancora una «zona franca».
«Tranne la presenza dei vigili sulla strada per dare le multe per il carico - scarico, ci sono ancora molte situazioni di illegalità. Tra le ultime, linosservanza delle norme antincendio e antinfortuni allinterno dei negozi dei cinesi», conclude la vicepresidente.ViviSarpi «Siamo ancora zona franca»
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