E' diventata una banalità, quell’espressione trita e ritrita: «vita morte e miracoli». La si usa per dire che del tale si sa tutto: la vita, la morte e persino i miracoli, appunto. Ma se estraiamo dalla «confezione» le tre parole, se le sottraiamo al ferreo contesto del luogo comune, ci rendiamo conto della loro forza dirompente e scandalosa. La vita, la morte, i miracoli. Ovvero: tutto e di più.
"Vita morte miracoli", così, senza la «e» di congiunzione, è il titolo dell’ultimo libro di Stefano Lorenzetto da ieri nelle librerie (Marsilio, pagg. 272, euro 16). Il volume raccoglie una serie di dialoghi con i medici sui dilemmi che la bioetica pone alla società e su come la coscienza individuale può affrontarli. Ma presenta anche le drammatiche testimonianze di persone comuni che sono state duramente provate dal destino, che hanno toccato con mano la forza del soprannaturale, che si sono interrogate sul senso dell’esistere: la focomelica vittima del talidomide che ha perso tragicamente i genitori e il fratello; la paralitica che ha ripreso a camminare davanti alla grotta di Lourdes; l’imbalsamatore dei pontefici che si occupa delle salme senza nome; l’operaio che vive per accudire la moglie lobotomizzata; la mamma che ha visto resuscitare il suo bambino per intercessione di padre Pio; l’uomo senza desideri che rifiutava ogni contatto con il mondo; lo speculatore di Borsa che costruisce case della speranza con i soldi strappati ai ricchi.
E poi ancora. Un oncologo di 48 anni, sposato e padre di tre figli in giovane età, è affetto da sclerosi laterale amiotrofica come Luca Coscioni, sa di essere condannato, ma non si batte per l’eutanasia: ogni mattina i malati di tumore lo aspettano in ospedale. Un suo collega geriatra accudisce i pazienti in stato vegetativo permanente come Terri Schiavo, l’americana che fu lasciata morire di fame e di sete per ordine del giudice: su 69 ne ha visti 12 risvegliarsi. Una ginecologa femminista ha praticato in un quarto di secolo dai 13mila ai 23mila aborti: ora è obiettrice di coscienza. Un professore del Policlinico di Milano fa la guardia ai 30mila embrioni congelati a 196 gradi sottozero e abbandonati dalle coppie nei centri di fecondazione assistita italiani.
L’unico chirurgo paraplegico d’Italia opera grazie a un marchingegno che lo fa stare in piedi durante gli interventi e recita in carrozzella nel Rugantino, applaudito a Roma da Jean Kennedy, la sorella di John e Bob.
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