Vodafone, Wind e Bt chiedono lo scorporo della rete Telecom

Sciolla: «Bt è pronta a fare la sua parte, anche a investire nella nuova società»

da Milano

L’indiscrezione che Telecom potrebbe presentare un piano per lo scorporo della rete già nel cda previsto per giovedì prossimo ha ridato vita al dibattito in corso tra gli operatori concorrenti che da mesi premono per questa soluzione, anche se evidentemente per motivi molto diversi rispetto a Telecom. Se per l’ex monopolista, infatti, uno scorporo potrebbe portare a incassare denaro per abbassare il debito, la rete fissa potrebbe valere circa 10 miliardi di euro, i concorrenti sperano che una gestione completamente separata renda più facile e remunerativo offrire servizi ai clienti.
«La separazione della rete attuale e futura è necessaria e urgente. È una misura che separerebbe il dibattito sul futuro di Telecom Italia dal tema da quello delle infrastrutture», ha detto ieri l’ad di Vodafone Italia, Paolo Bertoluzzo nell’audizione di alla Commissione trasporti della Camera. Secondo Bertoluzzo «la separazione deve valere sia per la rete in rame sia per quella di nuova generazione. La nuova società dedicata alla rete diventerebbe un fornitore per tutti gli operatori, Telecom inclusa e garantirebbe la neutralità degli investimenti pubblici, essendo aperta a tutti». Secondo l’ad di Vodafone, «senza separazione il grosso rischio è di trasferire l’attuale posizione di dominanza di Telecom anche sul mercato futuro». Sull’argomento è intervenuto anche l’ad di Wind, Luigi Gubitosi: «Bisogna garantire parità di accesso a tutti i soggetti ed evitare soluzioni che lascino la vecchia rete agli operatori alternativi e la nuova solo a Telecom. Non giudichiamo sufficienti gli impegni presentati dall’ex-monopolista e non ancora approvati dall’Autorità per le Tlc: bisogna, infatti, che ci siano regole certe per l’operatore dominante sia sulla rete in rame sia per quella in fibra di nuova generazione».
Naturalmente sull’apertura della rete è concorde anche l’amministratore delegato di Bt Albacom, Corrado Sciolla, ieri a Torino per la presentazione del progetto Atlanet, la rete realizzata per il gruppo Fiat. «Noi siamo pronti a fare la nostra parte anche a livello di investimento - ha detto Sciolla - ma naturalmente dobbiamo avere un business plan completo da parte di Telecom per quanto riguarda lo scorporo, la rete e gli obiettivi che devono essere finanziariamente sostenibili. Bt ha già investito molto in Italia e potrebbe farlo anche in questo caso». Sul fronte dello scorporo della rete si parla della costituzione di una newco dove la Libyan Arab Foreign Investment company (Lafico), la società che gestisce gli investimenti libici all’estero, e altri investitori istituzionali potrebbero entrare con quote tra il 5 e il 10 per cento. Ci sono anche fondi italiani come F21, da sempre interessata a entrare nel business delle reti. Tra i candidati alla guida della newco c’è Francesco Caio, vicepresidente di Lehman Brothers in Europa e dunque ora disoccupato. Ieri dopo il recente arrotondamento della quota, Marco Fossati è andato a far visita all’ad di telecom, Franco Bernabè. «Crediamo nella societa», ha detto il numero uno di Findim che la settimana scorsa è salita dal 4,5% al 5,006% approfittando del titolo sottovalutato.

E sulla ridda di voci che vogliono nuovi soci pronti a entrare nel capitale di Telecom il titolo si è mosso in controtendenza nonostante il crollo delle Borse al di qua e al di là dell’oceano, mettendo a segno a fine giornata un rialzo dell’1,03 per cento.

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