Roma - «Altro che mani tese verso l’opposizione. Le mani sono tese ma per strangolare l’opposizione, a partire dal suo leader». La legge sul conflitto di interessi procede. E il centrodestra inizia a serrare le fila e a denunciare un’offensiva che ha poco a che fare con la politica e appare destinata ad essere sferrata su più fronti. Fabrizio Cicchitto è tra i più preoccupati. «C’è il conflitto d’interesse - che per colpire Berlusconi mette fuori dall’attività politica anche larga parte del mondo imprenditoriale e viene quindi viene ad avere una netta connotazione classista - ma anche la legge Gentiloni contro Mediaset. E adesso il colpo di mano fatto dal ministro Padoa-Schioppa per la totale occupazione della Rai. Siamo davanti a un’operazione di regime del centrosinistra».
L’Unione, ovviamente, cerca di stemperare i toni e di rassicurare. Così Romano Prodi insiste nel dire che «il blind trust serve a separare semplicemente la proprietà dalla gestione, non è mica un esproprio». Fausto Bertinotti definisce «importante» l’apertura di una discussione sul conflitto d’interessi perché si tratta «di un problema rilevante in questo Paese», assicurando che si adopererà in prima persona affinché l’esame del provvedimento che approderà in aula martedì prossimo, avvenga in un tempo largo e congruo. «Il problema è cruciale - conclude Bertinotti - e va affrontato». E Piero Fassino utilizza il tema del conflitto di interessi per un comizio elettorale. «Il centrosinistra è più credibile, lo dimostrano le vittorie elettorali di questi ultimi anni, noi inoltre non siamo viziati dal conflitto di interessi, siamo per una politica degli interessi di tutti e non solo di una parte». Si unisce al coro dei «rassicuratori» anche il ministro dello Sviluppo economico, Pierluigi Bersani. «È una legge normale con cui mettere al riparo il nostro Paese, così come peraltro si è fatto in tanti altri Paesi, da una sovrapposizione tra interessi politici e interessi economici. Non è che tutte le volte che si fa un’operazione normale, che avviene ovunque, ci si deve fermare perché suona come uno sgarbo a Berlusconi, perché altrimenti ci dovrebbe dire Berlusconi quando è il momento in cui noi potremo fare finalmente una legge normale in questo Paese». La chiosa finale è di Gianfranco Fini che chiede al governo Prodi di mettere le carte in tavola e ammettere il vero obiettivo del provvedimento. «È una legge che è fatta chiaramente per colpire una sola persona» attacca il leader di An.
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