Volta, tuffi dopo l’esame «Serve più che studiare»

Marco Guidi

Escono tutti stanchi, chi più soddisfatto, chi meno. Il primo giorno d’esame è stato rovente per i duecento maturandi del liceo scientifico Alessandro Volta, di via Benedetto Marcello. Non tanto per la difficoltà della prima prova, il tema d’italiano, quanto per l’afa.
«In classe c’era un caldo insopportabile, si sudava tanto, troppo», dice Francesco, 19 anni, il primo a uscire dall’istituto dopo tre ore scarse di fatica. Trentacinque gradi in città, un ostacolo maggiore delle insidie contenute nelle sette tracce elaborate dal ministero. «Ho scelto il tema di tipo artistico - letterario, quello sul distacco - spiega Francesco con aria rilassata -. Era il più fattibile». È molto più preoccupato per come andrà la seconda prova, quella di matematica. «Domani sarà veramente dura - commenta Francesco -. Speriamo di farcela». Magari con qualche aiuto, professori permettendo. «Oggi erano tranquilli. Sono stati rigidi solo nel farsi consegnare i cellulari. Vedremo domani...», conclude.
Se ne va scuro in volto, invece, Marco, 18 anni. «I titoli erano poco interessanti - dice imbronciato -. Mi sono rifugiato nel saggio breve, ambito tecnico - scientifico. Ho tirato avanti per più di quattro ore, anche se con qualche dubbio». Poco soddisfatto anche Giobbe, 19 anni. «Tracce troppo generali - spiega -. Alla fine ho scelto il tema sulla città e la periferia, ma mi aspettavo qualcosa di meglio». Eppure Giobbe ama molto scrivere: «Pur avendo fatto il liceo scientifico, credo che all’università opterò per una facoltà umanistica, magari Lettere... », dice pensando già al dopo maturità.
Mostra di essere felice Chiara, 18 anni. Lei ha subito scelto quale traccia sviluppare. «Tipologia B, ambito letterario - artistico. «Il distacco nell’esperienza ricorrente dell’esistenza umana». Un buon titolo, tanto che non ho nemmeno letto gli altri», racconta sorridendo. Il suo viso si fa più corrucciato quando si parla della prova di matematica. «La tensione salirà sicuramente», prevede Chiara. Come cavarsela? «Non so, qualche cosa mi inventerò. Forse nei bagni potrebbe racchiudersi la chiave della mia salvezza», dice facendo intuire di aver in mente qualche trucchetto. Disteso e sicuro di sé, Pietro, 19 anni. «È andato tutto bene, molto bene.

Pensare che temevo la prima prova più delle altre», osserva contento. E il caldo? «Torrido - risponde Pietro -. Sto andando a farmi due tuffi in piscina. Mi sa che è più utile dello studio per la buona riuscita degli esami». Sperando che il termometro sia più clemente l’indomani.

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