Voto in Iran, ai conservatori il 71% dei seggi

Risultato già scritto alle lezioni legislative iraniane: la maggioranza dei candidati riformisti era stata esclusa dalle elezioni. Eletti anche deputati conservatori critici di Ahmadinejad. aAffluenza bassa: 65%

Voto in Iran, ai conservatori il 71% dei seggi

Teheran - Nessuna sorpresa nelle elezioni legislative iraniane. I conservatori trionfano aggiudicandosi il 71 per cento dei seggi del Majilis, il Parlamento iraniano. Ad annunciarlo il ministro dell’Interno, Mostafa Pour Mohammadi, sulla base di una conta parziale delle schede.

Strade aperte per Ahmadinejad La vittoria dei conservatori, che apre una consistente ipoteca sulla riconferma di Mahmoud Ahmadinejad alle presidenziali del 2009, era scontata mentre i riformisti non scompaiono dal Parlamento, nonostante agli esponenti di spicco sia stato impedito di candidarsi. Secondo una stima delle televisione pubblica alle due formazioni conservatrici sono andati 108 deputati su 290 mentre i riformisti, cui era stato concesso di presentare solo 102 candidati, ne avrebbero ottenuto 33 Le autorità hanno parlato di una «gloriosa» affluenza alle urne, pari a oltre il 65 per cento, in netto rialzo rispetto al voto del 2004 quando i riformisti persero la maggioranza. I 4.500 candidati in lista erano i superstiti di una dura selezione di 7.600 nomi vagliati dal Consiglio dei Guardiani, che ha escluso molti dei candidati riformisti, vicini all’ex presidente Mohammad Khatami. 

Un risultato annunciato Il vero interesse si è di fatto incentrato intorno alla preparazione delle liste, che ha visto il ministero degli Interni intervenire pesantemente contro molte formazioni e candidati riformisti: alcuni sono stati poi riammessi dal Consiglio dei Guardiani (come il nipote dell’ayatollah Khomeini), ma oltre duemila sono rimasti fuori dalla lista definitiva, che comprendeva 4.500 candidati che si contendevano 290 seggi. Nel corso della breve campagna elettorale (appena una settimana) le autorità hanno ufficialmente osservato una stretta neutralità - nessuna tribuna politica o dibattito far candidati sulle reti radiotelevisive, di proprietà dello Stato - di fatto penalizzando ulteriormente i riformisti, già in netta minoranza nel Parlamento uscente dove contano una quarantina di deputati.

Bassa affluenza Un appello agli elettori era stato condiviso sia dalla maggioranza conservatrice che dall’opposizione riformista: quello di recarsi alle urne, dopo che le scorse consultazioni hanno fatto registrare l’affluenza più bassa della storia recente: la prima per dare una risposta ai "nemici" della Repubblica islamica, la seconda per non scomparire del tutto.

Va ricordato che il parlamento, pure espressione di elezioni libere (almeno in teoria, visto il ferreo controllo preventivo sull’ammissibilità dei candidati), non ha un vero potere reale, come d’altronde lo stesso presidente della Repubblica: ad avere l’ultima parola su ogni atto legislativo e di governo è il Consiglio dei Guardiani, fortemente conservatore e controllato dalla guida spirituale, l’ayatollah Ali Khamenei.

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