«Ils sont fous ces Américains», sono pazzi questi americani: è il titolo dellultimo libro pubblicato in Francia sui rapporti con gli ingombranti partner dOltre atlantico; qualche anno fa era uscito «Il nemico americano» di Philippe Roger; prima della seconda guerra mondiale gli intellettuali francesi si formavano su delicati pamphlet come «Labominio americano» o «Il cancro statunitense». Menare botte ai cowboy è un genere letterario che dalle parti di Parigi ha una lunga tradizione. Per Jean François Revel, storico e accademico di Francia, era, anzi, «Lossessione anti-americana» (titolo di un altro libro di successo).
Rispetto ad altri Paesi lantiamericanismo tricolore ha, però, una caratteristica peculiare: è assolutamente bipartisan. In Italia o in Germania è di solito la sinistra a odiare limperialismo yankee. A Parigi droite e gauche parlano con una voce sola. Così, a scandalizzarsi per limmagine di Dominique Strauss Kahn in manette e barba lunga, trascinato nelle aule di tribunale come un malfattore qualsiasi, sono stati il radical chic «Le Monde» e il quotidiano regionale «Le Républicain lorrain», il nouveau philosophe Bernard-Henry Lévi e lalfiere della destra Alain Finkielkraut. In tutti ha giocato una comprensibile allergia per la spettacolarizzazione dellevento ben sintetizzata da Le Monde: «È proprio necessario che la celebrità di una persona la privi della sua presunzione dinnocenza mediatica? Perché se tutti devono essere uguali davanti alla giustizia, non tutti sono uguali davanti alla stampa». Ma a pesare è stato anche un altro elemento, che solo qualcuno ha confessato: «Quello che ha colpito nellimmagine, è stato vedere un uomo che ha quasi il rango di un capo di stato, nella posizione di un criminale o di una volgare delinquente. È stato questo sfasamento a suscitare emozione», ha scritto un commentatore.
Il riflesso francese di una concezione monarchica, quasi imperiale, del potere non poteva che risultare del tutto incomprensibile agli americani. E ieri è stato il sindaco di New York, Michael Bloomberg, a esprimere la sua incredulità di fronte alle critiche francesi con alcune dichiarazioni riprese dal New York Post: «Certo, credo che sia umiliante, ma se non vuoi farti riprendere da imputato in manette non commettere reati».
Lo stesso tabloid newyorkese è la prova provata della fatica che i due Paesi fanno a capirsi. Ai tempi della guerra in Irak, voluta da Bush e combattuta da Parigi, il Post pubblicò una storica prima pagina. Mentre tutta America parlava dellAxis of Evil, lasse del male guidato da Saddam, il titolo di copertina, con una foto del presidente Chirac abbracciato al cancelliere tedesco Gerhard Schroeder, era un perfido The Axis of Weasel, lasse dei viscidi.
Era il periodo in cui a Washington due deputati fecero passare una mozione in base alla quale su tutti i menu del Congresso il nome french fries, patatine fritte, fu sostituito dallespressione freedom fries, patatine della libertà. Sempre allora, per spiegare i differenti atteggiamenti tra il Vecchio Continente e la giovane terra delle libertà a stelle e strisce divenne popolare una frase, ormai quasi un modo di dire: gli americani vengono da Marte, gli europei da Venere. Gli uni pronti a difendere i loro principi armi in pugno, gli altri affezionati a rapporti fatti di negoziati e cooperazione. Basta sostituire agli europei i francesi e il gioco è fatto (e del resto sembra spesso che per i francesi lEuropa non sia altro che unappendice dellEsagono).
A complicare le cose nel rapporto di odio-amore tra Parigi e Washington è che le classi dirigenti non la pensano come i loro concittadini dei quartieri più popolari. Il riflesso di estraneità per i modi rozzi e diretti degli americani è proprio dellestablishment francese, ma non è condiviso dal popolino. Che anzi ha riservato a simboli Made in Usa come McDonalds un successo superiore a quello di molti altri Paesi europei. Allo stesso tempo il boicottaggio dei prodotti francesi ai tempi della guerra in Irak trovò terreno fertile nellAmerica profonda. Ma lasciò quasi scandalizzate le ali più intellettuali dellestablishment. Ora la vicenda di Strauss Kahn non farà che confermare negli americani stereotipi e pregiudizi contro i debosciati viveur francesi.
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