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Webber vomita nel casco ma prosegue

Fuji. Mark Webber, lungagnone e belloccio australiano, non è un simpatico di natura. Anzi, è piuttosto fastidiosetto: si comporta come fosse Michael Schumacher con sette titoli mondiali eppure non ha mai vinto una gara. Però neppure a uno così si può augurare quanto accadutogli ieri, poco dopo il via. Giusto un paio di accelerate, un paio di frenate dietro la safety car, ed ecco che l’effetto mal di mare, l’effetto vascello in mezzo alla tempesta, si fa sentire. Complice la cucina austriaca del suo team, la Red Bull, et voilà, il poveretto rimette l’anima ma, ovviamente, lo fa dentro il casco. Di più: lo fa mentre sfreccia a duecento all’ora – perché con la safety car in pista non è che si vada a ottanta -. Che fa il ragazzo? Si ritira? Ne avrebbe il motivo e nessuno potrebbe contestargli di aver fatto rotta verso il box. Invece no. Lui, stoico, prosegue e cerca conforto. Soprattutto cerca il consiglio del medico del team e lo ottiene. Questo: «Caro Mark, fatti coraggio e resisti, cerca di fare ampi respiri e vai avanti...». Capito? Ampi respiri, dopo aver dato di stomaco dentro il casco. Dicono che a fine gara abbia cercato il medico.

Il medico? Gli hanno risposto, il medico è già a Tokio.

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