Winehouse, la voce rivelazione del pop

Si può avere una voce ovattata e malinconica che rimanda alle vecchie incisioni di Billie Holiday negli anni Quaranta, il look di una corista dell'era d'oro Motown, le poco salubri abitudini di una rockstar anni Settanta e i tatuaggi sparsi dappertutto secondo la regola di questo XXI secolo un bel po' tamarro? Si che si può, se ci si chiama Amy Winehouse, si ha talento e carisma da spargere a piene corde vocali e se, in questa stagione per lei artisticamente fortunata (privatamente, forse, un po' meno), su di lei sembrano essersi dati appuntamento stili, scelte estetiche, pregi e difetti di sessant'anni di storia del pop e del rock. Insomma, Amy Winehouse - l'artista del quartiere londinese di Camden Town giunta al successo due anni fa con il singolo «Stronger Than Me», in Italia parecchio tempo dopo con il tormentone radiofonico «Rehab» - è il caso musicale del momento. Fa impazzire il Rolling Stone Mick Jagger, rimedia inviti a casa da Prince e ci si può anche fermare qui. Ovunque vada, la ragazza (24 anni portati con indubbia carica sexy, perlomeno quando non gioca rischiosamente con la bilancia) inanella sold out, forte di due album che hanno saputo spiazzare pubblico e critica: il primo, «Frank», è rimasto inchiodato per parecchi mesi nelle zone alte delle classifiche inglesi, il secondo «Back To Black», ha fatto il botto internazionale (ultimo premio vinto, il Q Aqard come «miglior album dell'anno») e le sta regalando quella conferma che pochi artisti, di questi tempi, possono permettersi. E come voleva la vecchia regola del «brit pop» già dai tempi dei Beatles, solo i più duri targati Union Jack ce la fanno a sbancare gli Usa: lei ce l'ha fatta, segnalandosi come l'artista inglese che ha ottenuto la new entry al più alto piazzamento, il settimo, nella classifica a stelle e strisce «Billboard». Questa sera, alla discoteca rock Rolling Stone Amy Winehouse porta il suo intrigante e astuto mix di pop, hip-hop, gospel e soul fatto di armonie dirette e genuine, ma non elementari. Il risultato di una metamorfosi particolare: quella di un'appassionata ascoltatrice di jazz «un po' stanca di quegli accordi troppo complicati», divorati comunque già in tenera età, a soli sedici anni.

La scaletta del suo tour europeo (partito da Berlino: qualche inciampo iniziale e poi tutto il pubblico è stato per lei) prevede soprattutto i brani dell'ultima fatica discografica «Back To Black», che per la giovane interprete londinese ha segnato un avvicinamento netto al soul anni Sessanta, e dunque la già citata «Rehab» (ironica ammissione della sua non irreprensibile passione per l'alcol: «Hanno provato a mandarmi in una clinica a disintossicarmi ma io ho detto no, no, no»), «Just Friends», «Love is a loving game», «Wake up alone», «You know I'm no good».
Amy Winehouse
stasera ore 20.30
Rolling Stone
ingresso 20 euro più prevendita

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