Woods Tigre in gabbia Dal sexy scandalo ai sospetti di doping

Il cosiddetto Tiger-Gate, che da settimane infiamma l’opinione pubblica americana e non solo, non vuole davvero accennare a placarsi.
Anzi.
Dopo che i tabloid di mezzo mondo hanno rovesciato sulle prime pagine uno tsunami di scoop sulle vere o presunte corna inflitte alla biondissima e algidissima moglie Elin, stavolta è toccato al prestigioso New York Times parlare. E il quotidiano lo ha fatto in grande stile, lanciando a Tiger un’accusa al vetriolo e dunque decisamente ben più dannosa della ferrata rimediata in faccia dalla consorte tradita. Perché per la prima volta dall’inizio della strepitosa carriera di Tiger Woods, nelle pagine del giornale della Grande Mela il nome del Fenomeno viene accostato al doping. E, purtroppo, di doping serio parliamo. Non di qualche pillolina di troppo di Viagra che, visto l'ambaradàn di queste ultime settimane, sarebbe pure stato lecito aspettarsi.
Alla base delle voci insistenti che cominciano a circolare sul numero uno del mondo, ci sarebbero infatti alcune visite sospette - ben quattro - che un medico canadese, tal David Galea arrestato negli Stati Uniti lo scorso mese di ottobre perché trovato in possesso di sostanze dopanti, avrebbe fatto presso l’abitazione stile Versailles di Tiger Woods tra il mese di febbraio e quello di marzo.
Con il Masters di Augusta alle porte e il ginocchio non ancora perfettamente a posto dopo l'operazione subita al termine dello Us Open 2008, il campionissimo, su consiglio dei suoi agenti, si sarebbe dunque rivolto a Galea. Il medico, infatti, era già famoso nell’ambiente sportivo per aver sviluppato un non meglio specificato trattamento ematico, in grado di rimettere in piedi gli atleti in tempi assai rapidi.
Arrestato a metà ottobre Galea per possesso di ormone umano della crescita e Actovegin (un farmaco sintetizzato dal sangue dei vitelli), l'Fbi ha cominciato a indagare. Nello studio del medico di Toronto ha rintracciato numerose cartelle cliniche riguardanti diverse star di prima grandezza dello sport americano. Tra queste, oltre a quelle intestate ad alcuni giocatori della National Footbal League e a Dara Torres, veterana del nuoto a stelle e strisce, c’era quella con stampato in bella vista il nome di Tiger Woods.
Interrogato sulla vicenda, Mark Steinberg, Senior Vice President della Img e uno dei procuratori di fiducia del golfista, nel tentativo di arginare la fuga a gambe levate da parte degli sponsor e dei loro milioni di dollari, si è detto naturalmente «sicuro dell'innocenza» del suo assistito. Il quale, nel frattempo, ritiratosi a tempo indeterminato dal palcoscenico agonistico, se ne sta rinchiuso in qualche eremo dorato di sua proprietà, proustianamente alla ricerca del tempo perduto con i cocci della sua famiglia.
Se lui non parla, del caso non possono parlarne neppure i commentatori sportivi. L'australiano Ian Baker Finch, ex British Open Champion e oggi cronista di punta della Cbs, ha dichiarato al Sidney Morning Herald, di non poter dire una parola sul Tiger Gate. «Rischierei il licenziamento» ha aggiunto.
Circondati dunque da questo silenzio assordante, non ci resta allora che consolarci, con una vecchia dichiarazione rilasciata dal Fenomeno, andata in onda giusto ieri su un canale di Sky in Nuova Zelanda. Registrata a Melbourne il mese scorso, quando Woods era in Australia non solo per giocare (e vincere) l’ennesimo torneo, ma anche (i biglietti aerei lo dimostrerebbero) per distrarsi con la dolce compagnia di Rachel Uchitel, la focosa bionda pr di New York.
L’intervista in questione mostra il solito, vecchio, lato poco rock di Tiger: «Avere una famiglia è la cosa più importante che mi sia mai capitata», ripeteva il campione ai microfoni.

E poi aggiungeva: «Da quando sono padre non ho più tempo da dedicare al golf e per allenarmi...».
Già, soprattutto - a quanto pare -, da quando Rachel, Julie, Mindy e tutte le cameriere bionde e sexy degli Stati Uniti sono entrate a far parte della sua lunghissima catena di affetti…

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