Yoga festival La città si ferma a meditare

Daniele Belloni

Allo yoga i numeri non mancano: secondo un'indagine della rivista «Yoga Journal», sono un milione i praticanti italiani, mentre altre 500mila persone sono interessate alla filosofia che lo yoga porta con sé. Persino i tempi sono favorevoli: ovunque frenesia, rumore, comunicazione ipertrofica, telefonini, eccessi vari. Quale migliore antidoto dello yoga? Ritrovare se stessi, tornare a quel luogo silenzioso, interiore, nel quale rigenerarsi, per poi partire di nuovo, visto che dobbiamo. Del resto lo yoga è ormai entrato nell'immaginario collettivo, le sue posture vengono utilizzate per pubblicizzare di tutto, automobili, compagnie aeree, yogurt, snack. «Distendi il corpo e la mente» dicono gli slogan. Già, ma come si fa? «Milano Yoga Festival» nasce da queste premesse e si propone di dare qualche risposta con due giorni (sabato e domenica, al Superstudio Più di via Tortona 27) dedicati alla disciplina indiana nei suoi percorsi tecnici e filosofici. Interessante anche il titolo (in sanscrito) della manifestazione: «Yoga Marga», le vie dello yoga. In effetti sono molti gli stili di yoga praticabili e tutti, più o meno, vertono su posizioni fisiche, esercizi respiratori, percorsi di concentrazione mentale e tecniche meditative. Ma l'enfasi data a uno di questi momenti della disciplina può variare assai, secondo modalità di cui al festival milanese sarà possibile fare esperienza diretta attraverso i 16 workshop in programma. C'è solo l'imbarazzo della scelta fra lo yoga nelle sue numerose varianti: hatha, raja, tantra, kundalini, ashtanga vinyasa, e via elencando una serie di nomi in sanscrito che al profano non diranno nulla, ma che riassumono, se possibile, la varietà delle pratiche yoga, alcune più dinamiche, altre più statiche, alcune dedite a estrema attenzione verso l'allineamento posturale, altre più decisamente indirizzate alla sfera mentale e quindi alla disciplina della meditazione. Ma la pratica dello yoga non è solo quella che si esegue sul tappetino, anzi. Un purista direbbe che la vera posizione dello yoga lascia il tappetino e va per il mondo, alludendo a un atteggiamento mentale particolare che il praticante dovrebbe dispiegare nella vita quotidiana, in famiglia, sul lavoro, davanti allo schermo del computer. Filosofia applicata al dato concreto, quindi, del resto nella «Bhagavad-gita», un testo fondamentale della tradizione indiana, si afferma che «lo yoga è abilità nelle azioni». Quindi a fare da contrappunto alla serie di workshop pratici, sono previste quattro conferenze in cui verranno esaminate le diverse forme di yoga descritte dalla «Bhagavad-gita», ovvero lo yoga della devozione (bhakti), dell'azione (karma) e della conoscenza (jnana). Gli organizzatori paiono già contenti delle prenotazioni «arrivate a centinaia»; contento è anche l'assessore allo Sport Giovanni Terzi che tesse le lodi dello yoga («non l'ho mai fatto, ma forse dovrei cominciare»). Contenta anche Giovanna Melandri che da Roma ha fatto giungere il patrocinio del ministero per le Politiche giovanili e le attività sportive alla manifestazione milanese.

Per una volta destra e sinistra vanno a braccetto. Lo yoga fa proprio miracoli!

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