Politica

«Ma con gli zii non litigava mai»

Nino Materi

«Non lo abbiamo mai visto litigare con gli zii». Su questo punto sono tutti d’accordo, anche se nessuno può sostenere di conoscere davvero bene Guglielmo Gatti, il quarantunenne nipote di Aldo e Luisa Donegani. Franco Tomasini, grande amico dei coniugi uccisi, si limita a definirlo «un giovane piuttosto taciturno...». Lo stesso giudizio espresso da un altro amico di famiglia, Agostino Ghidetti: «Guglielmo? Un solitario...». Della medesima opinione Paolino Ardigò, vicino di casa dei Donegani: «Il nipote aveva un carattere introverso...».
Da quando è cominciata questa brutta storia, per descrivere Guglielmo Gatti si usano sempre gli stessi tre aggettivi: «taciturno», «solitario», «introverso». Tre parole che vorrebbero dire tutto, ma che in realtà non dicono nulla. Anzi, una cosa la dicono: la voglia cioè di trovare subito - se non «il» - quantomeno «un» colpevole. E chi meglio di quel nipote con la faccia un po’ così che «abita nella stessa casa dei Donegani»; che «non ha mai concluso gli studi universitari»; che «non usciva quasi mai di casa»; che «non aveva né la ragazza né amici». È sufficiente per ipotizzare che Guglielmo Gatti sia l’assassino dei suoi zii?
Fino a ieri sui giornali il sospetto aleggiava maligno tra le righe, oggi probabilmente qualcuno si spingerà oltre: Gatti è indagato infatti per duplice omicidio volontario. Anche se non esiste un movente; anche se nessuno lo ha mai sentito parlar male degli zii.
Ora che l’ipotesi della fuga o dell’incidente sono naufragate in un mare di sangue e di corpi sezionati come nel peggior film dell’orrore, tutto è diventato più «facile». E la frase delle agenzie di stampa secondo le quali «una volta scoperti i cadaveri, il nipote è stato subito prelevato da tre agenti in borghese...» assume già l’eco di un anticipato giudizio di colpevolezza.
A schierarsi apertamente dalla parte di Guglielmo non si azzarda nessuno. È già tanto, comunque, che i conoscenti non infieriscano. «Un ragazzo molto chiuso di carattere ma anche molto corretto, educato», testimonia Domenica Tassi, pure lei vicina di casa dei coniugi Donegani. «È un ragazzo intelligente, frequentava le scuole elementari in cui io insegnavo - dice la donna - e so per certo che era il migliore della classe. In seguito non mi sono tenuta informata sul suo percorso di studi, ma è sempre stato un ragazzo corretto, con cui si poteva parlare tranquillamente».
Per quanto riguarda i rapporti che correvano tra Gatti e gli zii Donegani la signora si astiene dal prendere posizione: «Non ho mai avuto notizie di baruffe né di grandi abbracci». Certo è che mentre Gatti «non usciva molto di casa» i Donegani «erano persone allegre, serene ed espansive. Uscivano sorridenti, sempre mano nella mano».

Basta poco per tornare a sospettare di Guglielmo: un nipote forse invidioso della felicità degli zii.
Tanto da desiderarne la morte?

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