Zingaretti: «Missione fallita» E il Pd resta senza candidato

Per fortuna che c’è ancora chi ha il senso dell’ironia. Sono passate tre settimane dall’annuncio ufficiale da parte dei vertici del Pdl della candidatura di Renata Polverini alle prossime elezioni regionali. Tre settimane durante le quali il Pd e i suoi alleati non sono riusciti a trovare una candidatura forte da opporre alla sindacalista finiana. Francesca Fortunato su l’Unità trasforma questa paralisi in una gag. Nella rubrica «Duemilabattute» parla dello «scaltro tentativo di Massimo D’Alema di convincere Renata Polverini a candidarsi per il centrosinistra». La battuta fa il paio con la Jena della Stampa che lancia un allarme del tipo Chi l’ha visto? L’identikit corrisponde a quello del nuovo segretario del Pd praticamente scomparso dalla scena.
E i fatti? Stanno a zero. Oggi si riunirà l’ufficio politico della federazione regionale del Partito democratico. In quella sede Nicola Zingaretti rifeirà sul suo primo giro di consultazioni. C’è poco da riferire. Lo stesso Zingaretti ieri sera ha fatto diffondere una nota nel quale ammette l’insuccesso della sua missione. «Purtroppo - spiega il presidente della Provincia - non esistono in questo momento le condizioni per una candidatura che coinvolga tutte le forze di una coalizione larga comprensiva dell’Udc». È questo lo sconfortante bollettino che verrà, poi, portato domani al tavolo programmatico della coalizione. Il vertice era previsto in un primo tempo già oggi pomeriggio. Il rinvio - secondo quanto riferito dagli stessi vertici del Pd - è dovuto a motivi organizzativi. «Si è reso necessario - fanno sapere - per permettere a tutte le forze della coalizione di intervenire». Il riferimento più diretto è forse alle intemperanze dei dipietristi che avevano annunciato alla vigilia dell’Epifania la loro intenzione di defilarsi per voce dello stesso leader che a Bersani e compagni continua a chiedere più coerenza politica sulle alleanze da approntare per le Regionali di marzo.
Sul tavolo del confronto politico, per il momento, esiste solo un nome. È quello del vicepresidente del Senato Emma Bonino. Un nome destinato a spaccare il Pd. Da un lato i laici che, prudentemente evitano di bocciare l’autocandidatura dell’esponente dei radicali. Dall’altro i cattolici, che bocciano senza riserve il nome dell’ex commisario europeo. C’è chi, come Paola Binetti non lascia margini di manovra. O me o la Bonino, sembra dire la dura e pura dei teodem. La senatrice in un’intervista a Liberal ricorda quanto accaduto con la candidatura nella passata legislatura di Nichi Vendola alla guida della Regione Puglia. «Allora - ricorda la Binetti - ci fu una consistente emorragia di consensi e di tessere nel Pd». Un discorso meno ideologico lo propone invece Pierluigi Castagnetti. «Il Pd non può rinunciare a una propria candidatura nel Lazio» spiega il deputato. E l’asso che tira fuori il presidente della giunta per le autorizzazioni della Camera ha il volto di Silvia Costa. «Non dimentico il suo straordinario successo personale di 5 anni fa - ricorda Castagnetti -, una donna che ha avuto un buon successo anche alle europee risultando seconda dietro Sassoli». Sul fronte opposto appare quasi scontata la reazioni positiva dell’«anti-Binetti» Paola Concia (Pd). «Quella di Emma Bonino alla presidenza della Regione Lazio sarebbe una bellissima candidatura» commenta la deputata del Pd parlando ai microfoni di Radio Radicale. Stesso entusiasmo annuncia Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo 21. «Vorrei poter votare la Bonino - spiega il deputato indipendente - perché è una persona seria e preparata, che non fa parte di alcuna loggia». Sul tasto dell’autorevolezza spinge anche l’assessore regionale al Bilancio Luigi Nieri. Che però non esclude l’utilità delle primarie per la scelta del candidato da opporre alla Polverini. «È evidente che non c’è più tempo da perdere - aggiunge Nieri -. Fino a oggi sono stati commessi troppi errori, ma ancora c’è margine per rimediare». Anche Nieri ricorda il «caso Puglia». Ma giunge a conclusioni diametralmente opposte a quelle della Binetti. «Il Pd ha rincorso un accordo difficile con l’Udc - conlcude Nieri -, dimenticandosi di dialogare con tutte le forze politiche di centrosinistra che hanno governato molte regioni, fra cui il Lazio. Se il Pd deciderà di interrompere l’esperienza di Vendola, Sinistra Ecologia e Libertà non potrà restare indifferente». È un fatto che la candidatura della Bonino renderebbe incompatibile l’alleanza con l’Udc di Casini. È Claudio Moscardelli, vicecapogruppo Pd alla Regione Lazio, che sottolinea la «stonatura».

«In nome della mera costruzione di un cartello elettorale- ricorda Moscardelli - il Pd non può avallare una candidatura estranea a molti suoi elettori, militanti e quadri». Moscardelli fa il nome dello stesso Zingaretti. La sua candidatura, però, avrebbe costi elevati. «Dovrebbe dimettersi -ricorda Castagnetti - provocando una condizione istituzionale molto rischiosa».

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