Luca Rocca
da Catanzaro
Dopo la ndrangheta, la mafia. Più si scava, più emergono scenari oscuri nei quali si muoveva Antonio Gatto, presidente dellimpero alimentare Despar e Grande Finanziatore del governatore della Calabria, Agazio Loiero, sotto inchiesta per corruzione proprio per un contributo elettorale. La via giudiziaria che dalla criminalità calabrese sembrerebbe portare verso Cosa nostra viene battuta dalla Dda di Palermo. Gli inquirenti siciliani avrebbero infatti scoperto singolari collegamenti tra una rete di supermercati siciliani, adibita al riciclaggio dei soldi del clan dellerede di Provenzano, Matteo Messina Denaro, e i centri di grande distribuzione della Despar di Tonino Gatto. Secondo i magistrati, dunque, la mafia ai suoi più alti livelli avrebbe sfruttato limpero economico del finanziatore di Loiero per «ripulire» i proventi illeciti senza lasciare tracce.
Lipotesi di riciclaggio non è emersa, però, solo a Palermo. Lo stesso pm della direzione distrettuale antimafia reggina, Nicola Gratteri, si sarebbe imbattuto in Antonino Gatto nel momento in cui ha preso il via una maxi inchiesta sulla «ripulitura» delle finanze illecite che tanto interessano le cosche della Locride. Ecco perché pochi mesi fa lo stesso Gratteri ha ordinato la perquisizione di uffici, abitazioni e locali facenti capo al presidente della Despar, che continua a negare ogni collegamento con la criminalità organizzata. Ma non basta. Quasi tre anni fa, la Procura nazionale antimafia mise sotto la sua lente dingrandimento lintesa siglata nellottobre del 2005 tra i colossi della Coop e quelli della Despar, dalla quale nacque il gruppo «Centrale Italiana». Laccordo fu firmato a Milano dal presidente dellAssociazione nazionale cooperative di consumatori-Coop, Aldo Soldi e, appunto, da Gatto. Anche la Guardia di Finanza mise sotto attenzione le imprese del finanziatore di Loiero, fino a segnalarne ai magistrati dellAntimafia alcune operazioni compiute in Olanda, Germania e Polonia. E alcuni fascicoli giudiziari hanno invece preso di mira gli affari che Gatto ha avviato a Cosenza e Lamezia Terme. Per non parlare, poi, delle rivelazioni che il pm Emilio Ledonne ha fatto in Commissione antimafia, svelando come dallo studio commerciale del fratello di Antonio Gatto, nel quale lavora Francesco Indrieri, indagato con il re dei supermercati nellinchiesta «Why not?», sia transitato lottanta per cento dei finanziamenti pubblici della legge 488.
Quanto ai rapporti tra Gatto e Loiero gli inquirenti non si fermano al contributo di 100mila euro che è costato al Governatore un avviso di garanzia per corruzione. Sottosservazione i presunti favoritismi di cui avrebbe beneficiato Gatto attraverso provvedimenti ad hoc, come quellemendamento con il quale la giunta calabrese autorizzava i proprietari di aree industriali dismesse alla riconversione attraverso lapertura di nuovi centri commerciali. Il tutto in deroga al piano del commercio già adottato dalla Regione.
I consiglieri regionali Domenico Tallini e Sergio Abramo svelarono che il giorno dopo la pubblicazione della legge finanziaria un imprenditore aveva presentato, nelle cinque realtà dove si riapriva il piano commerciale, cinque progetti edilizi con relative cinque richieste, saturando per intero la domanda. Limprenditore, ovviamente, era proprio il finanziatore della campagna elettorale di Loiero, Antonino Gatto.
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