È stata scoperta una nuova forma di demenza senile che per molto tempo è stata confusa con il morbo di Alzheimer: provoca deficit cognitivi e di memoria ma si sviluppa molto lentamente

È stata scoperta una nuova forma di demenza senile che per molto tempo è stata confusa con il morbo di Alzheimer: provoca deficit cognitivi e di memoria ma si sviluppa molto lentamente
La vasopressina è un ormone che stimola comportamenti sociali ed empatici nei pazienti autistici. Terapie a base di questo ormone risultano efficaci per migliorare la socialità e le interazioni di questi soggetti
I ricercatori dimostrano da tanto tempo che vi è un legame tra il virus dell’herpes simplex labiale e il morbo di Alzheimer
Uno studio accurato pubblicato sulla rivista scientifica Neurology, dimostra come la memoria degli over 60 può essere migliorata e stimolata attraverso la stimolazione magnetica.
Il cervello umano è in grado di generare nuovi neuroni anche in età avanzata. Lo conferma uno studio accurato del Centro di Biologia Molecolare di “Severo Ochoa" di Madrid. Questo studio apre nuovi scenari di ricerca sulle malattie neurodegenerative
Esistono due tipologie di dormitori: i "gufi" e le "allodole". Esse risultano reattive e più performanti in orari diversi. Uno studio britannico ci spiega in che fascia oraria il cervello è più attivo e come i gufi siano poco favoriti
Il consumo smoderato di zucchero bianco e alimenti con alto indice glicemico provoca gravi danni al cervello. Aumenta il rischio di sviluppare il Morbo di Alzheimer e la demenza senile. Ce lo confermano recenti studi di neuroscienze
C’ è un legame tra apnee notturne e capacità di memoria. Coloro che sono colpiti da apnee nel sonno hanno difficoltà a riorganizzare i propri ricordi e possono correre il rischio di depressione. Lo conferma una recente ricerca dell’Università di Melbourne
Essere cullati nel sonno consente di dormire profondamente e potenzia la nostra memoria. Lo confermano due studi svizzeri pubblicati sulla rivista Current Biology
La tendenza a rimandare a domani ciò che potremmo fare oggi è insita nel nostro cervello. Dipende dalle dimensioni dell’amigdala, l’area in cui risiedono le nostre emozioni. Lo dimostra un interessante studio tedesco di neuroscienze