«Il 20 per cento? Potevo chiedere il 40»

nostro inviato a San Paolo

Willi Weber, classe 1942, è un signorone brizzolato a metà strada fra Briatore e Sandokan. Dalla sua ha il 20% di tutti i guadagni di Michael e il merito di averlo scoperto. Fatti due conti, visto che Schumi ha messo da parte un miliardo di dollari, questo signore ha in banca qualcosa come duecento milioni di dollari. Non male.
Signor Weber, questa è stata l’ultima corsa di Schumi. Anche la ultima sua?
«Sì, questa è stata la mia ultima corsa. Con Michael smetto anche io».
Si prenderà un anno sabbatico per poi tornare fresco e riposato?
«No, smetto proprio... anche se non bisogna mai dire mai. Per cui, vediamo che succede... se fra qualche anno dovessi sentirmi rigenerato, magari potrei farci un pensierino».
Adesso lo può ammettere: la storia del 20% è una leggenda?
«Macché leggenda: è proprio vero. A pensarci bene mi sono reso conto che avrei potuto chiedere di più, magari il 30, anche il 40%... Ormai è troppo tardi».
Giovedì, Schumi le ha fatto i complimenti in mondovisione: ha detto che lei è come uno di famiglia.
«Mi ha fatto piacere. Ci conosciamo da vent’anni, dai primi passi nelle formule minori alla F1; insieme abbiamo raggiunto tutto e lui è il più grande pilota di sempre e un grande uomo. E poi lo vogliamo dire: penso proprio che fosse il tempo che dicesse grazie Willi per tutto quello che hai fatto per me... Perché, francamente, ritengo proprio di aver fatto un buon lavoro».
Quindici anni al centro dell’attenzione, l’ha sorpreso il modo in cui Schumi è sempre riuscito a proteggere la propria privacy e quella della famiglia?
«No per nulla, e non lo trovo neppure un fatto straordinario, è semplicemente il risultato di un lavoro ben organizzato. Perché dall’inizio Michael mi ha fatto capire che aveva bisogno di concentrarsi sulle corse e che la propria privacy, la propria famiglia, insomma tutto il resto andava protetto. E io ho lavorato molto su questo».
Adesso può sbilanciarsi: la peggior cosa fatta da Michael e la migliore?
«Il peggio? Forse nel 1997 (allude al famoso incidente con Villeneuve a Jerez, ndr) e poi quanto accaduto quest’anno a Montecarlo (Schumi fermo in pista dopo la pole: di fatto, ha ostacolato Alonso nel giro veloce, ndr). Sono fatti che anche io ho avuto difficoltà a comprendere.

Però dobbiamo ricordarci che un pilota, mentre guida, decide in un millesimo di secondo, per cui da fuori è difficile capire. La miglior cosa? Sicuramente aver deciso di firmare per la Ferrari, aver corso tanti anni con loro, aver vinto sette titoli mondiali, conquistando ogni record».

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