Le curiosità

Le curiosita sulla storia de Il Giornale in questi 50 anni: il nome, Reagan, le sedi, la radio e i record

Le curiosità
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Dovevamo chiamarci «La Posta». E invece...

Eddie Mercxx

Due o tre sere prima che uscisse il quotidiano, Montanelli venne a cena da me e si portò dietro qualche pagina di prova. Guardai attentamente poi risposi che, graficamente, facevano pena. Ma come si chiama, qual è la testata? Si chiamerà, rispose Indro, «La Posta». Cascai dalla sedia.

Senti direttore, dissi, mi dai tempo fino a domattina? Ti chiamo e ti dico il nome giusto. Chiamai alle otto: secondo me deve chiamarsi «il Giornale». Montanelli mi chiese mezz’ora di tempo per telefonare a Piovene e Bettiza e quando mi richiamò disse: hai vinto. Ero così felice che, qualche ora dopo, dovendo parlare di diritti d’autore con Erich Linder, famoso agente letterario, gli raccontai tutto. Linder disse: dare il nome a una testata ha un valore. Quanto le hanno dato? Rimasi zitto e Linder concluse: lei ha fatto il peggior affare della sua vita.

Giorgio Soavi, 18 aprile 1998

Quando Reagan vinse e ringraziò «il Giornale»

Quelle dichiarazioni "razziste" di Reagan svelate dalla stampa Usa

Era il 1° giugno 1984 e Ronald Reagan, in un colloquio con Indro Montanelli, lo ringraziava per aver sostenuto la sua candidatura alle presidenziali Usa del 1980: «Desidero anzitutto ringraziare “il Giornale” per il suo sostegno e i suoi efficaci sforzi per spiegare ai lettori italiani i problemi più importanti della politica americana. Il suo giornale ha svolto un ruolo determinante nel promuovere la comprensione fra i nostri due Paesi».

Formidabili (questi sì, davvero) quegli anni. Un vento liberalista spirava su entrambe le sponde dell’Atlantico e dalla Casa Bianca a Downing Street, leader fortemente avversi allo statalismo socialista arrivavano al potere. Con Ronald Reagan negli Stati Uniti, a Londra fu Margareth Thatcher a incarnare la nuova era liberale: lotta senza quartiere ai sindacati e via alle privatizzazioni. Musica per noi.

Tre sedi in 50 anni Tutte le nostre «case»

Il Giornale sede Negri

La prima sede scelta da Montanelli per «il Giornale nuovo» (che cambiò nome nel 1983 e diventò «il Giornale») fu a Milano, in piazza Cavour, nel Palazzo dell’Informazione. Nel 1979, con l’azionista di maggioranza Berlusconi, avvenne il trasloco in via Gaetano Negri, al civico 4 (nella foto), a due passi da Piazza Affari. Il palazzo in zona Cordusio è stata la nostra casa fino al dicembre 2023, quando - con il passaggio di proprietà alla famiglia Angelucci - la redazione si è trasferita in via dell’Aprica 18, in zona Lancetti.

In 500mila all’ascolto del «Giornale» in radio

Il Giornale in radio

Il 25 giugno 1975, sui 103,000 MHz, prendono il via le trasmissioni della seconda radio privata milanese: Radio Montestella, intitolata alla famosa montagnetta di San Siro. Dall’ottobre 1976, sette giornali-radio, uno speciale, rubriche, commenti ed esperimenti di radiocronache dei primi tempi delle partite di calcio sono curati da un’apposita redazione del «Giornale Nuovo» di Indro Montanelli. I programmi sono trasmessi anche da Radio Torino International e Radio Genova Sound: per un’indagine statistica, l’audience è impressionante: oltre 500mila persone ogni giorno ascoltano «il Giornale».

Noi nel «Guinness» grazie ai «Tipi italiani»

I record de Il Giornale

Fra i tanti primati della nostra testata, uno in particolare ci è valso la citazione all’interno del «Guinness dei primati». La rubrica «Tipi italiani» curata da Stefano Lorenzetto (nella foto) - vicedirettore vicario dal 1995 al 1998 - è infatti stata catalogata come la più lunga serie di interviste da un’intera pagina che sia mai apparsa sulla stampa mondiale.

Dal 23 giugno 1999 al 30 agosto 2015, infatti, Lorenzetto ha intervistato 769 personaggi. 769 puntate in cui Lorenzetto ha raccontato italiani spesso sconosciuti al grande pubblico, dato che solo l’8% dei «tipi» è costituito da nomi noti.

Il primo fu «Jò Melanzana, il gigolò della Valsugana». Tutte insieme le interviste raggiungono una lunghezza di 11 milioni di caratteri, il triplo rispetto a quella della Bibbia e venti volte la lunghezza della «Divina commedia».

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