Accoltellò writer per uno sgarro: preso

Uno sgarbo tra writers rivali. Questo il movente della violenta aggressione avvenuta lo scorso 8 maggio nelle vicinanze della stazione della metropolitana di Cascina Gobba. Giovanni P., 31enne di Vimercate con precedenti per imbrattamento, era stato accoltellato al petto con una lama di circa 20 centimetri. Le indagini condotte dai carabinieri della Stazione di Crescenzago e della Compagnia Porta Monforte, hanno portato all’identificazione e all’arresto dell’aggressore, Alberto F., 26 anni, eseguito ieri a Treviso, dove è nato e risiede, in base all’ordine di carcerazione emesso dalla Procura di Milano.
Nessuna sigaretta negata, nessun tentativo di rapina, nessuna azione di bullismo come si era ipotizzato all’inizio, anche in base alla vaghe testimonianze di vittima e dei suoi amici. Ma solo il regolamento di conti tra due writer rivali. Una circostanza che tutti hanno cercato di tenere nascosta agli investigatori. I due infatti, frequentando lo stesso ambiente, si conoscevano da diverso tempo, anche se tra loro c’era un rapporto di sfida. Tanto che una decina di giorni prima dell’aggressione, Giovanni P. aveva «osato» imbrattare un muro già marcato dal rivale. Un gesto che Alberto F. aveva considerato come uno sgarbo. L’incontro al parco, qualche giorno dopo, aveva quindi portato all’aggressione. Insieme all’arrestato, il giorno dell’accoltellamento, c’erano altri due writers, di cui uno in fase di identificazione.
Le indagini non sono stato facili anche per la mancata collaborazione della stessa vittima che all’inizio ha raccontato di essere stato aggredito da uno sconosciuto per futili motivi. Ai carabinieri del Nucleo radiomobile arrivati sul posto gli stessi amici del giovane non sembravano in grado di spiegare con chiarezza come mai si trovassero lì. Secondo le prime dichiarazioni, sembrava volessero prendere delle bibite in un distributore automatico. Quando avevano visto l’aggressore colpire il loro amico erano intervenuti, ma l’accoltellatore, con almeno un paio di complici, era riuscito a scappare. Una ricostruzione del resto confermata, pur con molte contraddizioni, anche dalla stessa vittima. Giovanni P. infatti aveva riferito di essere stato colpito da un uomo genericamente descritto sui venti, venticinque anni e «di carnagione chiara». Il movente dell’aggressione sarebbe stata la richiesta di una sigaretta da lui rifiutata. La vittima tuttavia era rimasta sul vago sia sul numero degli assalitori sia sui toni usati per rispondere alla richiesta. Solo su un fatto tutti sembravano concordare: l’azione sarebbe stata fulminea. E non avrebbe permesso ne di abbozzare a una reazione ne di fissare dettagli sui tratti somatici e sull’abbigliamento dell’accoltellatore e dei suoi complici. Limitandosi a dire che il giovane aveva estratto un coltello con una lama di almeno venti centimetri e senza aggiungere una sola parola avrebbe colpito al petto il 31enne.

I medici del Niguarda, dove era stato operato d’urgenza, avevano del resto riscontrato una ferita di 15 centimetri al torace. Ai militari è bastato meno di mese per ricostruire le vere ragioni dell’agguato e arrestare il mancato omicida.

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