
Murata Sayaka può davvero far male al lettore. Nei suoi libri, tutti pubblicati da e/o, la realtà è distorta. Dopo La cerimonia della vita, I terrestri, Parti e omicidi, questo Vanishing world rappresenta, per il pubblico italiano, un altro importante tassello del mosaico. Assistiamo così al cambiamento del mondo come lo conosciamo, un mondo in cui si smette di concepire naturalmente, dove i desideri sessuali sono repressi o meglio indirizzati, dove la famiglia viene stravolta e reinterpretata in una chiave che sul momento sembra folle poi si normalizza, si identifica quasi con ciò che accade al di qua della pagina scritta. In un Giappone futuribile ma non futuristico, per andare incontro al basso tasso di natalità, la medicina e l'inseminazione artificiale hanno ribaltato il sistema relazionale umano: la famiglia è deviata e due persone possono convivere, decidendo di essere famiglia, ma senza fare sesso, perché il sesso tra coniugi viene considerato incesto. Per il sesso ci sono i fidanzati, terze persone che si possono frequentare per realizzare il desiderio, per avere una carnalità impossibile all'interno del nucleo famigliare. Questo è il mondo alla rovescia in cui cresce la protagonista Amane, che però diventa grande con la madre che le racconta come sia nata dal rapporto amoroso e sessuale con il padre. Una maledizione d'amore, di umanità che la protagonista non riesce a scrollarsi di dosso. Proprio quando Amane riesce a trovare il suo equilibrio, a inserirsi all'interno di un mondo normale ecco che arriva un sistema che abbatte la famiglia, ecco che arrivano i figli del mondo, i bambini di tutti, i bambini che nascono da uomini e donne, e che rappresentano un futuro capace di distruggere ogni sistema famiglia.
I Kodomo Chan sono i figli dell'umanità, che devono essere inondati di amore e che vanno a disintegrare qualunque altra interazione tra esseri umani, qualunque refolo di vento umano e sentimentale che poteva levarsi nel torrido scenario umano. Murata Sayaka non racconta una storia, ci mette davanti a uno sconcertante abisso chiamato essere umano e a un futuro che già si sta facendo largo in questo stanco presente.