Michele Anselmi
Scriveva giovedì il Giornale, dopo la nomination allOscar di La bestia nel cuore: «Unifrance può contare allanno su circa 15 milioni di euro, la nostra Aip su un milione e 700mila euro. Fate voi la differenza». Neanche 24 ore dopo Adriana Chiesa, amministratore delegato di Aip-Filmitalia, lagenzia legata a Cinecittà Holding che promuove il cinema italiano allestero, ha dato le dimissioni, subito cavalcate da lUnità con il titolo a effetto: «Così si uccide il cinema, vado via». In realtà le cose sono più complicate. Perché è certamente vero che con meno di 2 milioni di euro lanno risulta impossibile organizzare un serio lavoro di promozione industriale, tanto da far dire a Cristina Comencini (forse immemore del contributo ministeriale di 130 mila euro): «Abbiamo fatto tutto da soli. Aip è una scatola vuota, non hanno un soldo». Ma è altrettanto vero che sulla signora Chiesa, apprezzata venditrice di film italiani sui mercati stranieri, erano piovute parecchie critiche: nellassumere il cruciale incarico pubblico aveva promesso formalmente, infatti, di non occuparsi più della società di sua proprietà, lAdriana Chiesa Enterprises, per evitare spiacevoli conflitti dinteresse. Promessa non mantenuta secondo i tempi previsti.
Ora lei accusa: «Ho ritenuto inevitabile, etico e rigorosamente professionale agire in tal senso» poiché a Filmitalia «sono stati assegnati unicamente i fondi per mantenere il personale e non per le sue attività». Insomma, dimissioni polemiche, per la serie: così non posso lavorare. Cè chi ricorda.
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