Condannato allimmobilità totale da una malattia che non dà scampo. Cesare Scocciamarro ha 44 anni e da 13 lotta contro la sclerosi laterale amiotrofica. Oggi Cesare riesce a muovere solo gli occhi. Non riesce a parlare, respira grazie a una macchina, si alimenta e prende le medicine tramite una sonda. Cesare vive a casa sua, con la moglie Stefania Bastianello che lo assiste da anni. Per vivere Cesare ha bisogno di seimila euro al mese. Con il suo reddito, tra pensione di invalidità e del contributo del Comune, arriva a 1.600. La moglie ha dato fondo al patrimonio e non ha intenzione di spostare il marito in una struttura pubblica attrezzata, come propone la Regione: «In coscienza e lucidità Cesare chiede alla moglie di staccare la spina, se non otterrà rapidamente un concreto intervento per continuare a vivere in casa propria».
A raccontare la storia di Cesare, disponibile su internet al sito www.conoscicesare.org, è la moglie Stefania, che ieri ha convocato una conferenza per appellarsi a Comune e Regione, Asl, ministero della Sanità, governo, associazioni di volontariato e privati. «Da anni chiediamo che si attivino perché venga riconosciuto il diritto di vivere al proprio domicilio e che ne vengano riconosciute le spese per l'assistenza, ma ad oggi, oltre a essere stati vittime di un continuo rimpallo, abbiamo ottenuto una sola risposta: un ricovero in una struttura residenziale per anziani o disabili, strutture assolutamente incapaci di assicurare un'assistenza al pari di quella che si può avere a casa». E in un comunicato Cesare ha chiesto di avere «diritto di scelta: la vera differenza è tra sopravvivere tecnicamente e vivere dignitosamente».
Diverse le risposte arrivate dalle istituzioni. L'assessore regionale alle Politiche sociali Gian Carlo Abelli ha chiesto all'Asl che si occupa del caso di «rafforzare ulteriormente l'assistenza domiciliare». Pietro Macconi, presidente della commissione Sanità e Assistenza spiega che «purtroppo la commissione non ha in merito poteri decisionali e credo che in 24 ore nessuna istituzione sarebbe in grado di agire. Sono sicuro, comunque, che questo caso troverà la dovuta attenzione». Tiziana Maiolo, assessore comunale alle Politiche sociali dice che «noi abbiamo fatto e stiamo facendo il massimo che ci è consentito dalla legge. Di più non è immaginabile fare, perché non si possono fare deroghe, o si entrerebbe nel campo di provvedimenti ad personam».
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