Con mille cautele, premesse e temporeggiamenti, Gabriele Albertini continua a ronzare intorno al «terzo polo» che lo vorrebbe candidato contro il suo (ex?) partito, il Popolo della Libertà, con cui si è candidato al Parlamento Europeo.
Lex sindaco ogni giorno fa un passettino avanti. Il suo interesse è abbastanza esplicito da non far spazientire i suoi interlocutori centristi, ma resta prudente quanto basta a non scatenare le ire dei suoi attuali compagni.
Ieri, ospite di un filo diretto a Radio Lombardia, ha parlato di una sua candidatura come «pura ipotesi», utilizzando a piene mani espressioni cautelative alla «tutto può essere» e «non escludo nulla».
Ha rivelato di essere stato avvicinato da un esponente importante del Pd, che gli avrebbe rivolto una proposta del genere: «Lista civica con il tuo nome può arrivare al 15%, al secondo turno siamo disposti ad appoggiarti». La proposta è stata bollata dallo stesso Albertini come una «sciocchezza»: «Avrebbe danneggiato il mio partito, la Moratti e soprattutto me», ha ammesso, osservando che al secondo turno sarebbero arrivati gli altri e non lui. «Questa invece è una situazione gestibile» ha detto riferendosi alloperazione neo-centrista che gli è stata prospettata da Fini e Casini. «Non voglio distruggere e basta o creare scompiglio» ha aggiunto, ammettendo di esserne «gratificato».
Intanto si è preoccupato di garantire che è contrario alle ipotesi di dimissioni del presidente della Camera, mentre sulla possibile crisi di governo si è limitato a una sorta di no comment, perché si tratta di cose «molto delicate e complesse». E intanto si è preoccupato di mettere le mani avanti, facendo capire che, in caso di candidatura ed elezione in Comune non riterrebbe automatiche le sue dimissioni dal seggio parlamentare.
Comunque il filo diretto con gli ascoltatori della radio, inoltre, sembrava proprio un appuntamento da campagna elettorale. E dopo il riconoscimento alla Moratti dei meriti per la conquista di Expo, ha voluto nuovamente contestarla su piano parcheggi.
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