(...)E non solo per i soggetti già ammessi alla prima gara, andata alla fine deserta. Lordinanza del Tar impone dunque di indire un nuovo bando per la vendita del 33% della società attualmente controllata per l84,5% dal Comune. Il tribunale ha invece rigettato il ricorso di Palazzo Isimbardi sulla distribuzione del maxi dividendo da 200 milioni in pagamento il 13 marzo. «A questo punto occorre che il Comune ricominci tutto da capo - spiega lavvocato Antonino Princiotta, segretario generale della Provincia -. Indica un nuovo bando di gara a fronte del quale gli interessati potranno presentare le proprie manifestazioni di interessi e procedere poi con la consegna delle buste di offerta». Impossibile, dunque, per Albertini terminare loperazione entro il 13 marzo. «Ora - aggiunge Princiotta - chiunque vorrà potrà partecipare alla gara. Compresa la Provincia».
Di tuttaltro avviso Palazzo Marino. «Speriamo - ribatte Albertini - che il Consiglio di Stato a cui ci rivolgeremo per riformare lordinanza ci dia udienza il 7 marzo nella prevista convocazione della sezione competente». Il Comune dovrebbe ora indire una nuova gara, ma i tempi sono stretti dato che il 13 marzo è prevista la distribuzione del dividendo. «Il problema non è tanto ripetere la fase di ammissione - spiega Vittorio Angiolini, legale della Provincia -, quanto mettere in piedi una procedura che possa soddisfare tutti i criteri di imparzialità. Attenzione, il Consiglio di Stato si è espresso sulla legittimità dei ricorrenti e se guardiamo i criteri, dicono che la Provincia ha diritto allimpugnazione».
Non la pensa così Albertini. «Che il Tar si sia schierato con lopposizione - dice - è una verità. Il Consiglio di Stato aveva indicato come non legittimati a presentare ricorso i consiglieri di opposizione. Il Tar, disattendendo lindicazione dellorgano sovraordinato, ha dato un altro mese di tempo agli stessi ricorrenti non legittimati per sviluppare altri temi già conosciuti al momento del ricorso. La Provincia non aveva mai dichiarato né pubblicamente né privatamente di essere interessata ad acquistare Sea. Anzi, aveva commissionato a Banca Intesa un rapporto con cui proponeva il concambio con le azioni di Serravalle del Comune. A quale titolo dare quindi ragione a una parte che non ha mai manifestato intenzione di comprare, quando stiamo per vendere a quattro interlocutori importanti interessati allacquisto? Per privarci di 600 milioni di opere pubbliche, tra cui la Biblioteca europea e la linea 4 del metrò?».
«Lobiettivo per Sea - attacca il presidente della Provincia Filippo Penati - è entrare in Borsa. Bisogna uscire da questo grande pasticcio senza dare la colpa allopposizione. Serve un tavolo che dia voce a tutte le istituzioni, compresa la Provincia di Varese». Sulla possibilità dellingresso di un privato, Penati dice di non capire «la logica e la finalità della privatizzazione». «Non cerchiamo - spiega - un partner industriale, né uno finanziario visto che si sta impoverendo la società con un maxidividendo. Se tuttavia la volontà è quella di liberalizzare, lo si faccia con sistemi trasparenti e rifacendosi al mercato».
«Sulla Sea - ribatte il consigliere di Fi Alberto Garocchio - si è dibattuto molto in consiglio.
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