Alessano passa dall’incubo alla festa I familiari commossi: «Grazie a tutti»

da Milano

Dovranno passarne di anni, ad Alessano, prima che possa essere battuto il record messo a segno ieri in questo paese della provincia di Lecce. E il record è il numero di volte in cui, nell’arco di poche ore, sono state dette, gridate o anche scritte le parole «gioia» e «felicità». Gioia e felicità per la liberazione di Gabriele «Kash» Torsello, il fotoreporter trentaseienne rilasciato ieri dai suoi sequestratori afghani dopo 23 giorni di prigionia. Gioia e felicità che in tutto il piccolo centro pugliese, ma soprattutto nell’abitazione di via XXIV maggio, dove vive la famiglia del free lance, hanno preso finalmente il posto dell’angoscia e della paura.
«Yuppi!», come fosse una ragazzina consumatrice di fumetti, è stato il commovente grido liberatorio lanciato da mamma Vittoria alla notizia del rilascio di Gabriele datole telefonicamente da Elisabetta Belloni, capo dell’unità di crisi della Farnesina, che a proposito della donna ha tenuto a definirla «molto forte, e che con gentilezza e fermezza è riuscita a rendere il nostro lavoro più facile». Mentre papà Marcello, esorcizzando la tensione accumulata in queste interminabili tre settimane, ha dichiarato ai cronisti che quella che stava vivendo era «un’emozione indescrivibile» e che «oggi sono il papà più felice del mondo». Un padre al settimo cielo anche per le parole riservategli poco più tardi direttamente dal figlio, al telefono. «Mi ha detto “sto bene, mi manchi gioia mia, amore mio”. Fra noi - ha spiegato commosso - c’è questo tipo di rapporto. La mia prima impressione riguarda il coraggio di Gabriele perché lo ha dimostrato in questi momenti difficili - ha aggiunto poi il signor Marcello -. Lo dico perché i miei figli sono tutti meravigliosi, ma Gabriele è Gabriele».
E le lacrime di gioia, ieri, da un capo all’altro del filo, hanno bagnato più volte anche la parola «amore». Ha pianto Silvia, la compagna di Torsello, che ha parlato brevemente con il marito subito dopo avergli passato il figlioletto di 4 anni (si chiama Gabriele anche lui) di cui il fotografo aveva chiesto per prima cosa notizie. «Anche noi ti amiamo», ha detto il piccolo al papà prima di ridare la cornetta alla mamma e poi a tutti i familiari del rapito, dalle sorelle al cognato Modesto Nicoli, che ha anche raccontato ai giornalisti come Gabriele, oltre ad aver «espresso il desiderio di abbracciarci subito tutti», ha manifestato anche quello «di poter mangiare del pesce appena farà ritorno a casa». Nicoli ha anche risposto, a chi glielo domandava, che Torsello non ha fornito ai familiari alcun particolare o dettaglio sui suoi lunghi giorni di prigionia. «Non è il momento per questi interrogativi, questo è il momento della gioia», ha ripetuto il cognato aggiungendo che «sono stati giorni difficili» e rivolgendo «un grosso grazie a tutti, alla Farnesina e ai giornalisti che ci hanno aiutato molto». Quanto alle ipotesi sul ritorno a casa, potrebbe avvenire anche già oggi. Il fotografo dovrà comunque passare prima dall’ufficio del pubblico ministero romano Franco Ionta, che dopo il sequestro aveva aperto un fascicolo di indagine ipotizzando il reato di rapimento a scopo di terrorismo.
Nel frattempo, nelle strade di Alessano la gioia dei Torsello è diventata quella dell’intero paese. Una gioia nata come grida spontanee della gente appena la notizia si è diffusa alla radio e in tv, diventata poi musica con le campane della chiesa dei Cappuccini, quindi frastuono collettivo dei clacson suonati a distesa e infine scritte su magliette inneggianti alla liberazione di Gabriele stampate a tempo di record. Poi, come ha lasciato intendere anche il sindaco, Luigi Nicolardi, sarà soltanto la festa.

Una manifestazione di solidarietà con il rapito era già stata fissata per domenica. Ora, dopo la notizia tanto attesa, diventerà appunto festa e basta. Con prevedibile e ulteriore spreco delle parole «gioia» e «felicità». Ed è giusto così.

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