ALINARI L’arte della luce in milioni di immagini

Anche venti stampe per i non vedenti nell’unico «museo tattile» del mondo

Marco Ferri
da Firenze
L’ambizione non si fotografa, ma si può esprimere a parole: raggiungere il traguardo dei 4 milioni di euro l’anno d’incasso della Maison européenne de la photographie di Parigi. Nasce con questo obiettivo il Museo Nazionale Alinari della Fotografia che si inaugurerà a Firenze sabato 28 ottobre. Troverà spazio nell’ala est delle ex-scuole Leopoldine (un tempo un convento) di piazza Santa Maria Novella, «l'area più degradata del centro storico di Firenze», come ha ammesso il sindaco, Leonardo Domenici, ma destinata a cambiar volto dopo una lunga, delicata e costosa operazione di restauro, di cui il nuovo museo è parte integrante.
Sarà Monica Maffioli, il direttore scientifico del primo museo italiano dedicato alla fotografia, di cui si auspicava l’istituzione da almeno cinquant’anni. In effetti, nel 1985, un primo Museo Alinari venne inaugurato dall’allora presidente della Repubblica, Sandro Pertini. Era ospitato in poche sale di Palazzo Rucellai, in via della Vigna Nuova, a due passi da via Tornabuoni il «salotto buono» di Firenze. Vi rimase fino al 1997, quando il museo chiuse e tutto il materiale finì nelle casse custodite nei magazzini di Largo Alinari, vicino alla stazione. Ci voleva la volontà di rimodernare lo storico ma fatiscente edificio delle ex-scuole Leopoldine, per ridare a Firenze il primato di un Museo della Fotografia, che presenterà un allestimento scenografico curato dal grande regista e fotografo Giuseppe Tornatore, che si è immaginato un viaggio interstellare, un tuffo nella notte dei tempi rischiarata qua e là da immagini luminose galleggianti negli immensi recessi della memoria, come stelle e galassie nel buio infinito.
Le soluzioni di Tornatore insisteranno sul buio (è prevista un’ampia pannellatura nera) e sulla magica evocazione di volti e forme che emergono da un passato da scoprire (o da riscoprire) possibilmente con innumerevoli sorprese. Gli affreschi dell’antica cappella del convento, affacciata sulla piazza con il quattrocentesco porticato disegnato da Michelozzo, insieme a all’Allegoria della fotografia (immagine scattata dagli Alinari nel 1899) accoglieranno i visitatori al piano terra dell’antico convento; poi le sale si snoderanno in ambienti talvolta sfalsati l’uno con l’altro, dominati dal cotto fiorentino e dalla pietra serena, con punti luce che metteranno in risalto l’austera bellezza degli ambienti. Per Claudio De Polo, presidente del museo e della Fondazione Alinari «si realizza finalmente un sogno che abbiamo coltivato per anni: dare all’Italia un grande museo dedicato alla più giovane tra le arti figurative. Si tratta di un’opera in progress, che scaturisce dal legame che Firenze, tramite gli oltre centocinquant’anni degli Alinari, ha con la fotografia».
Oggi Alinari significa oltre 4 milioni di immagini, con 900mila positivi in tiratura d’epoca, gran parte dei quali custoditi in una raccolta di circa 6mila album originali d’epoca e una biblioteca di oltre 20mila volumi dedicati al settore. Il museo si articolerà in otto diverse sezioni: la prima, «Le origini della fotografia» (1839-1860)proporrà le prime immagini su lastra d’argento, i dagherrotipi, realizzati dopo l’annuncio dell’invenzione di Daguerre (7 gennaio 1839) e il quasi coevo proporsi delle prime stampe fotografiche tratte dai negativi di carta. La seconda, «L’età d’oro della fotografia», (1860-1920) riassume l’evoluzione della tecnica, la moltiplicazione degli atelier in tutta Europa mentre la fotografia si afferma come arte autonoma. La terza sezione, «L’avvento delle avanguardie» (1920-2000) propone una fotografia ormai emancipata, che non chiede più soccorso alla pittura, ma diviene sempre più una delle forme espressive dell’arte contemporanea. Nella quarta sezione ci sono le «Immagini in trasparenza», cioè dai negativi di carta alle lastre di vetro con le diverse tecniche di sensibilizzazione, dagli autochrome e diapositive di vetro colorate a mano, alle pellicole della seconda metà del ’900, una ricca serie di originali da osservare in trasparenza per comprendere a fondo le caratteristiche di queste importanti «matrici» della fotografia. La quinta sezione, «La fotografia custodita: gli album fotografici», si propone come una rara raccolta di album delle più varie fogge, dimensioni, materiali, nonché lavorazioni delle copertine. Di sicuro richiamo la sesta sezione, «Passo dopo passo: apparecchi fotografici dal 1839 al 2000», che presenta un inedito percorso attraverso gli strumenti della fotografia, dalle rudimentali prime macchine fino al dilagare del digitale. La settima sezione denominata «Intorno alla fotografia». è una raccolta di carte intestate, documenti, cartoline, pubblicità, ma anche di ceramiche, vetri, stoffe, gioielli. per raccontare come i fotografi hanno commercializzato attività e prodotti.
C’è infine un’ottava sezione, il percorso per non vedenti, che racchiude 20 fotografie «da toccare», ricreate cioè in rilievo per essere «viste» dai ciechi. Anche in questo caso gli Alinari inanellano l’ennesimo primato: si tratta del primo museo tattile al mondo.
I protagonisti assoluti delle varie sezioni museali, non saranno le fotografie firmate Alinari (solo 2 su 232, più altre 800 proiettate nelle parti multimediali del percorso) bensì i tesori del grandissimo patrimonio della prestigiosa casa fotografica, comprendenti gli scatti dei migliori fotografi mondiali, italiani compresi. Il museo si avvarrà anche di una parte per le esposizioni temporanee e infatti, in occasione dell’inaugurazione, si aprirà anche la prima mostra a tema, dal titolo «Vue d’Italie 1841-1914.

I grandi Maestri della fotografia italiana nelle collezioni Alinari», così come ne è stata preannunciata un'altra sull’alluvione di Firenze del 1966. Il nuovo museo, costato 3,16 milioni di euro, occuperà 800 dei 1900 metri quadrati dello storico edificio fiorentino che tra qualche anno ospiterà anche il Museo delle Arti del Novecento.

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