Tragedia «teen» questo Romeo e Giulietta dell'Elfo per la regia di Ferdinando Bruni, versione che piacerà anche più «mocciosi». Ad aprire il dramma un gruppo di bulli, amici miei del XXI secolo, lazzo sfrenato senza poesia. E le fanciulle di Verona sono pupe da conquista, la festa in casa Capuleti un vip party esclusivo con bodyguard, i muri di Verona intrecci di svastiche e graffiti, creazione dello scenografo Andrea Taddei. A stordire lo spettatore, le scelte a metà: scene, costumi, luci, musiche sono di oggi con dettagli di ieri o di ieri con dettagli di oggi? Il contemporaneo è suggerito ma non incoraggiato - ai Gogol Bordello si mescolano le polifonie del 500 - e la compagnia sotto i 30 anni (Nicola Russo, Romeo e Federica Castellini, Giulietta) incerta se lasciarsi andare al vuoto dell'oggi o aggrapparsi alla dolcezza possente del Bardo che fu. Non li aiutano gli storici attori dell'Elfo (Luca Toracca ingessato Frate Lorenzo, Ida Marinelli balia sopra le righe) che «vegliano», sì, ma con troppa moderazione. Forse il malvagio sortilegio è la messa in prosa, che ha reso prosaico il tutto. Portate tuttavia figli, studenti, fratellini a vedere questa versione «in cronaca» della triste storia degli adolescenti veronesi: ne trarranno il giovamento di un'introduzione.
Se invece siete solo adulti, rimanete almeno fino all'intervallo: ad assistervi con provocatoria energia uno riuscitissimo Mercuzio (Edoardo Ribatto) che nel monologo della regina Mab ci posa finalmente sulle ali nere dell'incubo magico del Libestod da cui discende persino Harry Potter.
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